1. Oggetto, quadro teorico e obiettivi della ricerca
L’oggetto del lavoro è l’analisi tematica di alcune pagine pubbliche di Facebook Italia[1] a proposito della narrazione sulla pandemia di Covid-19 che ha investito il nostro paese e larga parte del mondo. Mettendoci nella prospettiva degli studi su scienza, tecnologia e società (STS), il nostro interesse è indagare tale evento sanitario e sociale come «caso rivelatore» dei meccanismi di framing che, nella gran parte dei conflitti tecnoscientifici, consentono a due differenti strategie di «costruzione della realtà»[2] di competere pressoché alla pari nella sfera mediatica: da una parte, la conoscenza scientifica «canonica», cioè il sapere che, benché suscettibile di revisioni anche profonde, è validato e accettato da una comunità di pari – gli scienziati – in un dato momento storico; e, dall’altro, i contenuti «alternativi», un’ampia ed eterogenea classe di oggetti, entro la quale trovano spazio programmi di ricerca incompatibili con il paradigma dominante di una disciplina, oltre a saperi di tipo «locale e tradizionale», provenienti cioè dal folklore (Gallino 2007, 219). Credenze, queste ultime, che potranno spesso risultare fragili, illogiche, false o non (ancora) legittimate secondo i canoni della scienza, ma che non di meno esprimono una propria forma di razionalità sul piano cognitivo (o «allargato»), venendo percepite come «buone» e risultando utili a regolare l’agire quotidiano di intere comunità (Boudon 2003; Boudon and Viale 2000; Boudon 1995).
Per quanto le traiettorie interne a scienza, politica, media e società (d’ora in poi, SPMSo) non siano mai state lineari, le frizioni tra pubblico laico ed esperti sono un tratto peculiare della modernità e diventano un problema sistemico solo con l’avvento della postmodernità (per alcuni, «seconda modernità») e della «società del rischio» (Luhmann 1991; Beck 1986). In questo nuovo contesto, la capacità del tessuto sociale di resistere alle spinte centrifughe di singole parti senza subire profonde lacerazioni dipende dalla predisposizione del cosiddetto «pubblico laico» ad affidarsi ai «saperi esperti», come Giddens (1990) definisce il fitto reticolo di sistemi tecnici e competenze professionali codificate, largamente fuori dal controllo diretto del singolo, che organizzano – razionalizzandole e securizzandole – ampie parti della vita dentro le società contemporanee. E poiché la fiducia nei saperi esperti è una risorsa dinamica, SPMSo si trovano sovente in equilibrio precario, quando non in forte tensione: è sufficiente un singolo episodio – soprattutto se dirompente, con caratteristiche non (ancora) note e a forte impatto emotivo – per insinuare sospetti e dilapidare le aspettative positive di ciascun sistema verso l’operato degli altri (Alario and Freudenburg 2003; Short 1984).
D’altronde già Beck, oltre trentacinque anni fa, aveva messo a tema il tratto paradossale della società del rischio: «(u)na società che percepisce se stessa come società del rischio diventa riflessiva, il che significa che le fondamenta della sua attività e i suoi obiettivi diventano oggetto di controversie pubbliche, scientifiche e politiche» (Beck 1986, 340). Il punto non è di poco conto, dal momento che queste forme di conflitto aprono «crepe» e «voragini» tra scienza e società (ivi, 39).
Di più: benché la tecnoscienza tenda a liquidarne le manifestazioni come immotivate e prive di senso, la razionalità «allargata» ha dimostrato di poter condizionare i decisori pubblici, dunque – quantomeno indirettamente – la stessa comunità tecnoscientifica, tramite l’erogazione o la sottrazione di consenso da parte di ampi strati della società civile.
Rispetto ai conflitti tecnoscientifici in ambito medico o epidemiologico che negli ultimi anni hanno attirato – e, talvolta, tuttora attirano – l’attenzione di media e opinione pubblica («no vax», «metodo» Stamina, «cure» alternative al cancro, carni rosse e tumore del colon, 5G e radiazioni non-ionizzanti, epidemia di Xylella fastidiosa negli uliveti in Puglia, per citare i più eclatanti), il caso della pandemia da SARS-CoV-2 presenta ulteriori elementi di complessità: la ricostruzione dei fatti, la conoscenza prodotta dalla ricerca scientifica sull’argomento e l’implementazione delle politiche di salute pubblica sono, infatti, ancora in divenire e, a dispetto di alcuni punti fermi (Salute.gov 2020; WHO 2020), non prive di incertezze, contraddizioni e tensioni. Ci riferiamo a manifestazioni di conflitto che travalicano le forme ormai cristallizzate della par condicio nelle narrazioni mediatiche di scienza e pseudoscienza, dell’«infiltrazione disciplinare» (Tipaldo 2019, 70 e segg.) e dei bias che informano le echo chambers online, per radicarsi – e qui sta la novità – in seno alla comunità scientifica stessa.
Si pensi, ad esempio, al confronto serrato tra lo studioso Neil Ferguson dell’Imperial College di Londra e Sir Patrick Vallance, Capo del Gabinetto Scientifico del Primo Ministro Johnson, che ha portato a un frettoloso dietrofront rispetto alla strategia dell’«immunità di gregge», inizialmente avallata dal governo britannico. O, ancora, alle reazioni sollevate dal cosiddetto «modello svedese» della responsabilità individuale. Tra i pari del dottor Anders Tegnell, l’epidemiologo del National Institute of Public Health che l’ha promosso, ci sono state reazioni entusiaste – a cominciare da Mike Ryan, il più autorevole esperto sulle emergenze sanitarie in seno all’OMS – a fronte di giudizi sempre più scettici o preoccupati, tra i quali quelli di 22 scienziati e scienziate dei principali atenei e centri di ricerca di Stoccolma, che hanno firmato una petizione per chiedere al governo scandinavo di rivedere la propria politica di gestione del contagio in termini più severi e restrittivi.
Le prime e più accese controversie tra esperti sul nuovo Coronavirus emergono, tuttavia, in seno al dibattito pubblico italiano: a inaugurarle, il 23 febbraio 2020, un duro confronto tra due virologi, Roberto Burioni dell’Università-Vita San Raffaele e Maria Rita Gismondo («la signora del Sacco», nelle parole del medico pesarese), direttrice della struttura complessa di Microbiologia clinica e Virologia dell’ospedale Sacco di Milano, uno dei centri di eccellenza nazionale per le bioemergenze.
Tra aprile e maggio, le tensioni tra esperti si acuiscono col diffondersi delle prime notizie circa una terapia a base di «plasma convalescente», un percorso di ricerca promettente ma ancora sperimentale, che in rete viene usato per alimentare catene di disinformazione tramite Whatsapp (Facta 2020), letture complottistiche (Bucci 2020; Zitelli 2020), e fomentare lo scontro fra esponenti della comunità scientifica italiana mediaticamente in vista. È il caso, su tutti, dello scambio a distanza tra Burioni e Giuseppe De Donno, direttore della struttura complessa di Pneumologia dell’ospedale Poma di Mantova.
Gli esempi richiamati in questa sede segnano un’evoluzione sul fronte della rappresentazione pubblica della conoscenza «esperta», lontana dall’immagine monolitica di una scienza depositaria della «Verità» – o, al limite, in contrasto con saperi «alternativi»: il processo di costruzione sociale dell’expertise si mostra frammentato, talvolta persino in aperto conflitto al proprio interno.
Tenuto conto del quadro qui tratteggiato, gli obiettivi del lavoro attengono a due piani differenti ma fortemente interrelati tra loro. Il primo, di carattere prettamente descrittivo, raccoglie gli interrogativi inerenti alla ricostruzione tematica della pandemia (d1, d2). Il secondo obiettivo riguarda l’ipotesi secondo cui la rappresentazione mediatica del conflitto interno alla scienza alimenta nel pubblico il sostegno a visioni alternative pseudoscientifiche e mina la fiducia nei confronti della scienza ufficiale (d3, d4). Cercheremo dunque risposta alle seguenti domande:
d.1 Quali temi prevalgono, in termini di estensione e salienza, nelle conversazioni prodotte dagli utenti attivi sulle pagine pubbliche di Facebook prese in esame? Attraverso quale universo semantico si strutturano i discorsi a riguardo di questi temi?
d.2 Esistono differenze significative nella costruzione social dell’evento pandemico nei tre contesti osservati e a quali dimensioni tematiche e semantiche pertengono?
d.3 Come filtrano nel discorso pubblico generato dagli utenti online le versioni alternative alla narrazione scientifica ufficiale (prodotta da o passata al vaglio dell’Oms, del ministero della Salute, dall’Istituto superiore di sanità e dall’Agenzia italiana del farmaco)?
d.4. C’è traccia dei conflitti interni alla comunità scientifica nelle conversazioni e nei commenti generati dagli utenti e, in caso affermativo, quali effetti si scorgono nei documenti osservati?
2. Il lavoro e la metodologia
Sotto il profilo del disegno della ricerca, il nostro contributo è un’analisi del contenuto multitecnica di materiale reperito online (Tipaldo 2014), strutturata sul modello dello studio di caso multiplo (Yin 2003). A questo scopo, i risultati sono ottenuti e discussi mediante una triangolazione metodologica tra tecniche quantitative di analisi del contenuto e letture intensive di stralci dei corpora (Cardano 2011) codificati ex ante in modo supervisionato (Tipaldo 2014; Tuzzi 2003).
La fonte da cui sono state selezionate le unità d’analisi è Facebook Italia: sono stati recuperati, anonimizzati e classificati oltre 140 mila commenti ai post pubblicati da 10 pagine, nel rispetto dei seguenti criteri di selezione (dettaglio in tabella 1):
– pagine ufficiali di testate giornalistiche;
– pagine a carattere informativo, ricreativo o ludico create da utenti privati;
– statuto di privacy impostato su «pubblico» e presenza di attività al momento dell’indagine (N post giornalieri > 10);
– riferimento esplicito nel titolo della pagina a tre contesti urbani specifici: Milano, Bergamo e Padova (es. «Milano Today», «L’Eco di Bergamo», «Sei di Padova se…»);
– soglia minima di commenti sotto ogni post N > 40.
Tabella 1 Il materiale empirico sottoposto ad analisi
Contesto urbano
|
Pagine o canali
|
N Vocabolario
|
Bergamo
|
«BergamoNews»
«L’Eco di Bergamo»
«Sei di Bergamo se»
|
30.303
(commenti)
556.246
(occorrenze)
|
Milano
|
«Comune di Milano»
«FanPage Milano»
«La Repubblica Milano»
«MilanoToday»
|
99.989
(commenti)
1.833.323
(occorrenze)
|
Padova
|
«Il Mattino di Padova»
«Quelli che…a Vo’»
«Sei di Padova se»
|
18.869
(commenti)
374.342
(occorrenze)
|
Vocabolario
complessivo
|
N pagine = 10
|
141.161
(commenti)
2.763.911
(occorrenze)
|
La scelta di limitare l’osservazione ai tre contesti urbani richiamati sopra risponde all’esigenza di illuminare in chiave comparata i meccanismi di interazione e reciproca influenza tra SPMSo sedimentati nelle conversazioni online, cominciando da tre dei territori italiani più colpiti dalla pandemia, con l’intenzione di allargare lo sguardo in successivi approfondimenti. Nel tentativo di contenere, seppur parzialmente, gli effetti distorsivi tipici del fenomeno delle echo chambers (polarizzazione delle opinioni, autoselezione degli utenti per omofilia, trolling e flaming), abbiamo scelto di escludere dalla selezione le pagine pubbliche a carattere spiccatamente politico (es. le pagine dei decisori pubblici e quelle dei leader politici) o scientifico (es. i profili e le pagine degli esponenti più in vista della comunità scientifica). In altre parole, abbiamo scelto le pagine dove è plausibile ipotizzare che abbia luogo il confronto tra pubblici potenzialmente differenti.
Il materiale raccolto[3] e? stato depurato da fonti di rumore, cioè crossposting, calchi da fonti esterne (come giornali online, blog, forum) e dallo spam, dunque sottoposto a normalizzazione e lemmatizzazione mediante i software «R studio» e «T-Lab». Infine, sulla base testuale così ottenuta è stata effettuata un’analisi delle corrispondenze lessicali (ACL) (Balbi et al. 2002; Glynn 2014; Benzécri 1973), nella variante nota come Analisi Tematica dei Contesti Elementari (ATCE) (Lancia 2012). La ATCE fornisce una mappatura dei cluster semantici omogenei in cui risulta divisibile un corpus (o un suo sottoinsieme), e che è legittimo interpretare come rappresentazione dei «temi generali o specifici» che informano quel corpus (Rastier et al. 2002). Per le nostre indagini, abbiamo selezionato come metrica il coseno di similitudine (Huang 2008; Mihalcea et al. 2006)[4].
3. Analisi tematica comparata dei tre contesti urbani
L’ATCE applicata ai tre corpora assemblati per questa ricerca restituisce 6 cluster tematici per Milano (figura 1) e Padova (figura 3) e 5 per Bergamo (figura 2).
Figura 1 Analisi tematica dei dati generati dagli utenti online nel contesto di Milano
Figura 2 Analisi tematica dei dati generati dagli utenti online nel contesto di Bergamo
Figura 3 Analisi tematica dei dati generati dagli utenti online nel contesto di Padova
L’analisi comparata consente di individuare due ricorsività principali che attraversano le conversazioni social intorno al tema della pandemia, ed entrambe concernono le reazioni alle misure restrittive messe in atto dal governo Conte, a partire dall’annuncio del lockdown (9 marzo), e il loro recepimento a livello regionale. Nello specifico, il primo elemento comune interseca la dimensione dell’azione sociale e la sfera morale-valoriale che la orienta; il secondo, invece, riguarda il discorso politico.
Esaminate attraverso la prima lente, quella dell’azione sociale, le discussioni risultano fortemente connotate da un punto di vista emotivo (ne sono una traccia le espressioni di turpiloquio, oltre a numerose interiezioni, maiuscoletti e puntini di sospensione) e polarizzate attorno a due posizioni idealtipiche. Nella prima, le argomentazioni convergono su un impianto accusatorio e moralistico nei confronti degli altri da sé, e contengono frequenti riferimenti a possibili forme di controllo diretto dei comportamenti dei singoli. Il «rispetto delle regole» è il tratto più evidente di un rinnovato approccio dirigista assai popolare nel materiale empirico assemblato, come confermato dall’analisi del lessico peculiare (tabelle 2-3-4): i lemmi «regol*», «controll*» e «mult*» risultano – con pochi scostamenti – tra le occorrenze più peculiari all’interno del vocabolario di tutti e tre i contesti territoriali.
Tabella 2 Estratto del lessico peculiare suddiviso per cluster (Milano)
Cluster 1
Restiamo a casa
|
Cluster 2
I problemi dell’Italia
|
Cluster 3
Il personale
sanitario
|
|
|
|
Lemma
|
c
|
Lemma
|
c
|
Lemma
|
c
|
capire
|
16.543,7
|
chiudere
|
9.270,73
|
medico
|
4.588,0
|
viurs
|
7.202,19
|
regione
|
6.227,72
|
lavorare
|
4.536,20
|
paese
|
1.158,76
|
Lombardia
|
5.785,99
|
ospedale
|
3.391,77
|
ignorante
|
892,41
|
chiuso
|
2.935,16
|
infermiere
|
2.564,20
|
corona
|
706,54
|
governo
|
2.487,99
|
porre
|
2.245,80
|
situazione
|
641,95
|
Fontana
|
2336,44
|
posto
|
2.146,33
|
Cina
|
572,61
|
tamponi
|
1.120,83
|
lavoro
|
1.804,26
|
|
|
|
|
|
|
Cluster 4
Milano e il lockdown
|
Cluster 5
Una prova di responsabilità
|
Cluster 6
L’attendibilità dei dati
|
|
|
|
Lemma
|
c
|
Lemma
|
c
|
Lemma
|
c
|
Milano
|
12.578,73
|
io
|
8.853,20
|
morire
|
15.000,49
|
mascherine
|
4.917,66
|
casa
|
6.794,17
|
gente
|
13.742,34
|
sindaco
|
4.731,15
|
spesa
|
2.568,80
|
mort*
|
7.179,38
|
comune
|
2.259.49
|
sperare
|
1.370,50
|
morte
|
1.311,24
|
aprire
|
2.171,46
|
prendere
|
1.317,84
|
cazzo
|
695,13
|
pace
|
1.811,71
|
sentire
|
1.092,01
|
fame
|
686,06
|
riposare
|
1.593,40
|
anziano
|
891,72
|
giro
|
513,79
|
Tabella 3 Estratto del lessico peculiare suddiviso per cluster (Bergamo)
Cluster 1
La malattia
|
Cluster 2
La comunità locale
|
Cluster 3
Legge e controlli
|
|
|
|
Lemma
|
c
|
Lemma
|
c
|
Lemma
|
c
|
tamponi
|
2.568,98
|
Bergamo
|
3.569,0
|
multa
|
2.215,76
|
virus
|
1.005,44
|
bergamasco
|
1.108,15
|
spesa
|
1.074,40
|
positivo
|
628,73
|
abbraccio
|
428,28
|
mascherine
|
1.006,11
|
morto
|
543,22
|
forza
|
339,17
|
regole
|
872,40
|
morire
|
514,12
|
vita
|
304,07
|
supermercato
|
753,67
|
sintomo
|
464,69
|
famiglia
|
268,10
|
controllare
|
598,39
|
contagiare
|
310,44
|
aiutare
|
186,04
|
guanto
|
451,39
|
|
|
|
|
|
|
Cluster 4
Gioco
di responsabilità
|
Cluster 5
La paura
|
|
|
|
|
Lemma
|
c
|
Lemma
|
c
|
|
|
medico
|
856,32
|
chiudere
|
2.984,15
|
|
|
governo
|
855,20
|
casa
|
2.100,38
|
|
|
Lombardia
|
632,25
|
chiuso
|
836,60
|
|
|
sanità
|
538,75
|
azienda
|
483,13
|
|
|
infermiere
|
428,71
|
bisognare
|
316,68
|
|
|
Fontana
|
381,05
|
scuola
|
310,68
|
|
|
regione
|
368,36
|
aprire
|
224,44
|
|
|
Tabella 2 Estratto del lessico peculiare suddiviso per cluster (Padova)
Cluster 1
L’eroismo dei medici
|
Cluster 2
Quarantena e regole
|
Cluster 3
La malattia
|
|
|
|
Lemma
|
c
|
Lemma
|
c
|
Lemma
|
c
|
ospedale
|
1.047,21
|
prendere
|
1.541,92
|
morire
|
2.127,35
|
tamponi
|
789,67
|
problemi
|
894,67
|
virus
|
1.261,13
|
medico
|
675,37
|
reddito
|
573,54
|
morto
|
940,34
|
positivo
|
526,91
|
cittadinanza
|
471,67
|
fame
|
293,65
|
infermiere
|
280,30
|
famiglia
|
280,01
|
Coronavirus
|
162,08
|
emergenza
|
215,18
|
multa
|
200,10
|
morte
|
139,71
|
sanitario
|
204,84
|
Padova
|
190,28
|
vaccino
|
114,23
|
|
|
|
|
|
|
Cluster 4
L’operato di Zaia
|
Cluster 5
Il rispetto delle regole
|
Cluster 6
Restiamo a casa
|
|
|
|
Lemma
|
c
|
Lemma
|
c
|
Lemma
|
c
|
Zaia
|
997.36
|
mascherina
|
1.156,75
|
casa
|
1.982,56
|
aprire
|
924.02
|
rispettare
|
1.109,78
|
spesa
|
489,29
|
Veneto
|
596,17
|
regole
|
812,09
|
bisognare
|
365,57
|
aperto
|
411,23
|
guanto
|
598,09
|
bambino
|
159,72
|
sindaco
|
242,43
|
supermercato
|
408,95
|
passeggiata
|
143,59
|
governo
|
221,28
|
distanza
|
377,47
|
cane
|
105,99
|
regione
|
170,87
|
entrare
|
196,47
|
spendere
|
79,23
|
La necessità di dotarsi di regole e controlli efficaci esprime con vigore una domanda di gestione top-down dell’evento pandemico la quale, al contempo, appare l’ennesima conferma delle grave mancanza di fiducia interpersonale che affligge il tessuto sociale – per la verità non solo italiano – da molto tempo (Eurobarometer 2017; Eurobarometer 2013; EVS 2015). Il principale bersaglio di questo rinnovato interesse per una sorta di «ritualismo del seguire le regole» (Sciolla 2008, 93), quantomeno nel periodo da noi esaminato, è la «troppa gente fuori», ossia per strada:
Dobbiamo capire TUTTI che si deve stare a casa. Si va a fare la spesa al supermercato del proprio paese e si esce solo per_andare al lavoro. Non vanifichiamo i 15 giorni di quarantena che abbiamo fatto. Usiamo il buon senso altrimenti questa storia non finirà mai. State a casa!
«Quelli che…a Vo’», 09 marzo 2020
Ho fatto la spesa dopo 15 giorni a casa e mi sentivo in colpa, se dal balcone vedo gente fuori, gli domando con gentilezza e garbo ma. DOVE PASSEGGIATE CON QUESTA PANDEMIAAAA
«Il Mattino di Padova», 29 marzo 2020
Sul fronte opposto, la reazione al modello della sorveglianza e delle regole si incanala prevalentemente nell’esternazione di sentimenti di frustrazione e rabbia che paiono imputabili, su tutte, a preoccupazioni di tipo economico e lavorativo. Tra i tanti frammenti in tema, ci limitiamo qui a riportare i seguenti:
Tanto poi moriremo di fame… io voglio lavorare chiudetevi a casa voi!!!!!!! Mi avete rotto il caxxo i governo non aiuterà nessuno come al_solito!!!!!!!!!
«MilanoToday», 11 marzo 2020
Non sono affatto tranquillo… chi resta a casa viene pagato? Pensiamo anche al dopo virus… le famiglie dovranno andare_avanti!
«MilanoToday», 11 marzo 2020
In merito al secondo nucleo tematico, quello politico, il materiale empirico è organizzato attorno a due strategie argomentative: una consiste nella valutazione attorno all’operato di uno o più decisori pubblici (tipicamente il Governo e l’amministrazione regionale). La seconda strategia consiste, invece, in una comparazione. A volte questa si presenta nella forma del «cattivo vs buon» governo della cosa pubblica, altre nella tensione «nord vs sud», altre ancora, infine, nella giustapposizione tra due costruzioni della realtà percepite come concorrenti: quella (spesso deprecata) di dove si vive, e quella più efficiente e organizzata di un altrove (altre regioni italiane ma, soprattutto, l’estero), dove le misure contro la diffusione della Covid-19 sono giudicate tempestive ed efficaci.
Figura 4 Modelli strategici delle argomentazioni di tipo politico associate a Covid-19
|
Ambito di governo richiamato nel testo
|
|
Nazionale
|
Regionale
|
Valutazione
|
A. Valutazione nazionale
|
B. Valutazione regionale
|
Confronto
|
D. Confronto inter-nazionale
|
C. Confronto inter-regionale
|
Tentando una sistematizzazione di carattere qualitativo degli stralci testuali secondo i criteri appena esposti, abbiamo definito una tipologia dei modelli strategici delle argomentazioni di tipo politico associate a Covid-19 (figura 4). Nel primo quadrante (A) sono compresi tutti quei commenti costruiti a partire da una valutazione che coinvolge il governo nazionale. Quelli che seguono sono alcuni degli esempi più eloquenti raccolti nei testi:
Noi operai che lavoriamo in fabbrica possiamo lavorare? siamo immuni dal virus? Forse siamo un numero… in fabbrica non tutti rispettano le norme di sicurezza …dovete chiudere tutto! Caro Conte, forse al primo posto non c è la salute dei cittadini, ma l economia… vergogna!
«Il Mattino di Padova», 11 marzo 2020
che buffone Conte, madonna mia… DOVREBBE SAPERE CHE PER UN’INFLUENZA NON SI VA IN TERAPIA INTENSIVA
«MilanoToday», 5 marzo 2020
La lettera dell Istituto Superiore della Sanità al Governo è del 2 marzo e non ha fatto nulla , non si sa quando è stata mandata alla Regione Lombardia, da li si capirebbe di piu.
«MilanoToday», 7 aprile 2020
Il secondo quadrante (B) raduna gli asserti indirizzati al governo regionale e mostra un primo netto elemento di demarcazione tra i tre casi di studio. Mentre per Bergamo e Milano prevalgono giudizi fortemente critici nei confronti sia del governatore Fontana sia, più in generale, della pluriennale gestione del sistema sanitario lombardo, a Padova si riscontra una valutazione media positiva dell’operato di Zaia e dei protocolli di tracciamento e contenimento implementati dalla regione Veneto. Si legge, ad esempio:
Lombardia gestita malissimo… tante cose dette ma niente tamponi… A partire della chiusura e zona rossa Nembro Alzano… non so quando ne usciremo…
«L’Eco di Bergamo», 13 marzo 2020
alla regione e ai suoi rappresentanti responsabili dello scempio Lombardo e dello scandalo dell’ospedale in fiera e delle donazioni alle grandi fondazioni sanitarie private. Apriamo no chiudiamo no apriamo. Morte a tutti i vecchi nelle case dell’ «eterno» riposo».
«LaRepubblica Milano», 14 aprile 2020
Grande zaia! L’unico che si sta muovendo nella direzione giusta in questo paese alla deriva. Orgoglioso di averla come governatore!.
«Il Mattino di Padova», 22 marzo 2020
penso_che Zaia sia_stato molto_più accorto e decisivo di Fontana… La dimostrazione che in Veneto molte decisioni Zaia le ha prese. P. S… Non sono leghista. Ma se un governatore ha agito bene la sua opera deve essere riconosciuta… per_me Fontana ha fatto tantissimi errori.
«Il Mattino di Padova», 25 marzo 2020
ed è in sperimentazione il farmaco a Padova. Nell’emergenza per ora non siamo messi male come molte altre Regioni! Serve responsabilità di tutti nel stare a casa, ma grazie_al_cielo abbiamo Zaia e la Lega, avessimo avuto Zingaretti ed il PD saremmo al collasso.
«Il Mattino di Padova», 10 marzo 2020
Il terzo tipo ideale di argomentazione (C), che riportiamo in figura 4 col nome di confronto inter-regionale, segna il passaggio ad asserti al cui interno la valutazione verso la gestione politica dell’evento pandemico è mediata dal confronto con un secondo elemento, cioè un’altra regione rispetto a quella nella quale vive chi commenta:
Non conosco la situazione sanitaria in Lombardia, Zaia in Veneto ha riaperto strutture esistenti. Ci saranno ospedali, i più strutturati, dedicati a Covid, altri per altre parologie.
«MilanoToday», 17 marzo 2020
forse da voi incoscienti, in Veneto qui da noi non si vedono molti bambini in giro.
«MilanoToday», 05 marzo 2020
In Lombardia si è diffuso tanto e velocemente, in Veneto no, grande intuizione di Zaia è stata quella di chiudere Vo’ da subito… questo va dato atto…
«Il Mattino di Padova», 25 marzo 2020
Guardi i dati del Veneto e capirà che se la % tra deceduti s contagiati è del 3% come in Cina, forse ha individuato molti più asintomatici di quanto abbia fatto sia Lombardia che Emilia che hanno seguito strettamente le indicazioni del ministero….
«Il Mattino di Padova», 21 marzo 2020
Gli insistenti riferimenti a cosa succede al di fuori dei confini italiani, di cui è ricco il materiale raccolto, compongono invece l’ultima strategia argomentativa (D), che istituisce un confronto inter-nazionale. Leggiamo, per citare alcuni passaggi particolarmente eloquenti:
tra l’altro in America, pragmatici come al solito, se la sfangheranno anche perché hanno deciso che i disabili fisici e psichici non accederanno alle terapie intensive. Direi che hanno da guardare prima al loro modello e che le conclusioni le trarremo a bocce ferme, quando avremo contato anche – purtroppo – i morti americani.
«Bergamonews», 1 aprile 2020
In Svezia lo stanno facendo (evitare il lockdown). Dal mio punto_di_vista preferibile a due mesi di domiciliari. Poi ribadisco, ognuno ha le sue, rispettabili opinioni.
«L’Eco di Bergamo», 3 aprile 2020
certo… lui e tutti gli altri… nessuno è perfetto… tutti abbiamo sottovalutato il contagio… mi dica Lei chi fra le grandi menti non lo hanno fatto… guardiamo Trump… e il primo ministro inglese… e anche gli svedesi adesso tremano… tutti l’hanno sottovalutato…
«MilanoToday», 12 aprile 2020
Come chiariscono gli stralci riportati, i commentatori attivi su Facebook si dividono tra chi non avverte una differenza sostanziale tra l’Italia e gli altri paesi nel modo (inadeguato) di affrontare la diffusione del virus e chi, al contrario, apprezza la scelta di certi paesi (in primis la Svezia) di diramare poche regole chiare per la gestione dell’emergenza, per di più non totalmente restrittive, lasciando al senso civico dei singoli cittadini buona parte delle misure di protezione individuale. A questo proposito, l’immagine dell’estero sembra consolidarsi come una componente determinante del meccanismo di creazione della sfiducia endemica verso l’expertise e i decisori pubblici (Sciolla 2004; Mutti 1998; Tipaldo 2011), funzionando da cassa di risonanza dei dubbi e delle incertezze che, nel vivo dell’emergenza pandemica, hanno alimentato il tentativo degli utenti online di dare un senso a ciò che stava accadendo sotto ai loro occhi.
Un ultimo elemento discriminante rispetto ai tre contesti urbani osservati è rappresentato dai temi della paura e della morte: Bergamo è, infatti, l’unico caso in cui questi argomenti si consolidano in un cluster tematico autonomo (cluster 5, figura 2). Si legge, citando alcuni dei post più incisivi tra i molti dallo stesso tenore:
Chi non vive a Bergamo o a Brescia non si rende conto della situazione. Chi non vive a Bergamo o a Brescia si lamenta delle restrizioni, perché i bambini si annoiano. Chi non vive a Bergamo o a Brescia fa cene con gli amici, tanto sono sicuri che stanno bene. Chi non vive a Bergamo o a Brescia fa la spesa tutti_i_giorni, tanto per uscire.
«L’Eco di Bergamo», 13 marzo 2020
Qui a Bergamo resisti in casa, perché la paura di star male o peggio ancora morire da solo in un letto di ospedale, diventa terrore. Non ti lamenti, stringi i denti e speri. Qui tutti ma proprio tutti abbiamo dovuto scrivere troppe condoglianze. Non dovrebbero esserci malati di serie A e malati di serie B.
«BergamoNews», 23 marzo 2020
già… ansia, paura e speranza… nessun aiuto, nessun medico, tra l’altro in provincia di Bergamo le farmacie hanno esaurito i saturimetri e per l’ossigeno bisogna aspettare due giorni… non è giusto! Ci hanno abbandonati!.
«BergamoNews», 24 marzo 2020
Ipotizziamo che la maggior frequenza di verbalizzazioni che esprimono stati d’ansia e paura rispetto a Milano e Padova sia dovuta alla particolare gravità del quadro epidemiologico locale, rappresentata per antonomasia dalla tragica immagine delle decine di bare portate fuori città dai camion dell’esercito la notte del 18 marzo. Ci sembra compatibile con questa lettura anche la presenza di un altro, e altrettanto ampio, nucleo tematico (cluster 2, figura 2), rispetto al quale «bergamasco» (popolo), «abbraccio», «forza» e «vita» sono tra i termini peculiari più significativi (tabella 3): i richiami ai valori «civici» e a elementi di resilienza del tessuto sociale bergamasco sarebbero, secondo questa ipotesi, la reazione spontanea di una comunità più duramente ferita dalla malattia di Covid-19 rispetto alle altre due passate sotto scrutinio.
4. Covid-19: scienza, pseudoscienza e incertezza
La conoscenza scientifica entra nel dibattito generato dagli utenti Facebook sulla Covid-19 attraverso tre varchi di accesso: lungo il primo si incanalano le manifestazioni verbali dell’incertezza rispetto all’effettiva magnitudo dell’evento pandemico; il secondo estende la dimensione dell’incertezza al campo della dialettica tra esperti; il terzo, infine, è pienamente dentro il registro della comunicazione pseudoscientifica ed è alimentato da alcune letture cospirative, divenute in breve tempo assai popolari sui social media.
Possono essere ricondotti al primo punto i cluster 1 e 6 restituiti dalla ATCE sui dati di Milano (figura 1) e il cluster 3 di Padova (figura 3), nei quali si coagula la perplessità di una parte del pubblico circa il significato e l’attendibilità dei numeri comunicati quotidianamente dalla Protezione civile. Soprattutto nelle prime settimane dopo la scoperta del focolaio di Codogno, infatti, è piuttosto diffusa l’opinione che le morti da Covid-19 siano sovrastimate, perché i dati sulla mortalità non distinguono i decessi imputabili all’eventuale presenza di altre patologie concomitanti. Tale certezza soggettivamente percepita come forte genera, a contatto con le informazioni diffuse dall’expertise, reazioni urticanti anche piuttosto veementi:
La dovete smettere di pubblicare bare e i numeri dei morti, la gente non è scema, io voglio sapere il motivo della morte, con l’autopsia, la struttura dove è morto possibile che sono morti per strutture inadeguate e di stenti, i nomi, bastaaaaaaa non esiste solo il covid, e la cosa più importante si guarisce all’80%, 35mila guariti!!!!!.
«MilanoToday», 15 aprile 2020
Date il numero giusto dei morti, no che li mettete tutti insieme. Dovete dividere quelli per covid 19 e poi vediamo veramente quante sono realmente le persone che muoiono anche per altre cose. Date i numeri giusti.
«MilanoToday», 15 aprile 2020
Le morti delle persone che muoiono per cause naturali le state sommando a quelle colpite da coronavirus. Siete dei ciarlatani.
«MilanoToday», 15 aprile 2020
Il tracciamento dei contagi è un altro tema critico che favorisce il senso di incertezza, benché proceda in direzione opposta rispetto a quanto mostrato in precedenza. L’incapacità di identificare con precisione i sintomi nei casi meno gravi, unita alle difficoltà delle strutture sanitarie di tracciare in modo capillare gli asintomatici, spinge una parte dei commentatori a dubitare dei numeri della Protezione Civile, ritenendoli largamente sottostimati:
ci sono due cose che non mi tornano nei dati. La percentuale dei morti e il numero di infetti. Ammettiamo che il dato conosciuto è il dato dei morti quello che non conosciamo invece è il numero di contagiati che secondo me sono già più di un milione. Questo perché non tutti lo sanno o hanno sintomi e quindi non si recano a fare il tampone.
«MilanoToday», 14 marzo 2020
la percentuale di morti non può essere corretta, esistono gli asintomatici, e quelli che hanno semplici sintomi Simil influenzali ( fortunatamente ) e I tamponi vengono fatti solamente a chi è parecchio sintomatico.
«MilanoToday», 14 marzo 2020
Non è indicativo di un trend mi spiace questo bollettino quotidiano è una presa in giro. 1 perché cambia il numero di tamponi eseguiti 2 perché i tamponi non vengono fatti agli asintomatici. E infine perché non c’è una mappatura di quanti l’hanno già fatto. Quindi prendiamo questi dati con le pinze e non facciamoci inculcare che è colpa della gente perché non ci crediamo più!!!!.
«MilanoToday», 13 aprile 2020
Oltre agli aspetti legati all’incertezza sui dati dell’epidemia in Italia, i discorsi sulla scienza penetrano il dibattito in rete con la reazione del pubblico alle dichiarazioni di alcuni membri del mondo accademico e medico particolarmente esposti sull’arena mediatica. Nella base empirica costruita per la nostra indagine, gli scambi si limitano a manifestazioni di (forte) sostegno o avversione verso Roberto Burioni dell’Università-Vita San Raffaele e Maria Rita Gismondo, direttrice della struttura complessa di Microbiologia clinica e Virologia dell’ospedale Sacco di Milano. Non v’è traccia, invece, delle diatribe che hanno interessato altri contesti nazionali o le relazioni tra stati e organizzazioni sovranazionali (es. le polemiche tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e l’Oms).
La lettura qualitativa di questo materiale consente di apprezzare, per prima cosa, posizioni fortemente polarizzate, compatibili con le dinamiche del tifo interne alle echo chambers[5]:
Non tutti i virologi parlano come Burioni comunque.
«Il Mattino di Padova», 4 marzo 2020
Ricordi il pranzo nel ristorante cinese (contro l’allarmismo e il pregiudizio!)mentre chi se ne intende ( il dr. Burioni ad esempio) metteva tutti in guardia?.
«L’Eco di Bergamo», 8 marzo 2020
Burioni dovrebbe lavorare invece di scrivere sciocchezze in rete. Qui si fanno due chiacchiere, non devo certo divulgare la “scienza” in FB a meno che non mi serva per promuovere dei libri e fare ospitate in tv.
«Il Mattino di Padova», 14 marzo 2020
Ma che vada a fare in c**o sia Fazio comunista che Burioni che sorride perché vende il suo libro sul virus.
«Bergamonews», 15 marzo 2020
Accanto alla polarizzazione delle opinioni, un secondo tratto che permea le conversazioni ascrivibili al dominio, per così dire, della vulgarisation de la science (Farr 1993: 190), è la presenza di bias di conferma (cherry picking), un particolare tipo di fallacia logica che consiste nel corroborare le proprie opinioni selezionando esclusivamente le informazioni più coerenti con esse:
bravo lei… Medici con fior fior di lauree ed esperienza (vedi Burioni) ci dicono di stare a casa perchè questo virus è tremendo e siamo pecoroni… fiera di esserlo allora… meglio pecoroni che coxxxxni. Buona serata e buona corsa.
«MilanoToday», 17 marzo 2020
Super esperti che hanno detto tutto e il contrario di tutto il giorno dopo? E se avessero sbagliato completamente diagnosi associata alla letalità del virus? Dalla esperienza d un cardiologo del San Matteo d Pavia, poi diventata prassi terapeutica d successo in molti ospedali italiani, pare che la causa d MORTE del virus Covid19 non sia respiratoria ma cardiovascolare.
«MilanoToday», 15 aprile 2020
Sempre a questo proposito, le dichiarazioni di Gismondo («si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale», Il Sole 24 Ore del 24 febbraio 2020) sono usate dapprima per polemizzare con le serrate imposte dai decisori pubblici, poi, a partire da aprile, per criticare l’autrice a posteriori:
Mah… Oggi la direttrice del reparto di microbiologia clinica dell’ospedale Sacco di Milano ha detto, che «Tra poco il 60-70% della popolazione risulterà positivo. «E ha poi aggiunto «L’estate stiamo più all’aperto e questo ci aiuta ad essere meno esposti ai virus’’. Sala chiude i parchi cittadini.
«Comune di Milano», 13 marzo 2020
“Sappiamo tutti che questo virus è diffuso nella popolazione molto più rispetto_a quello che stiamo vedendo. Tra poco il 60-70% della popolazione risulterà positivo. Ma non dobbiamo preoccuparci. Con l’aumento dei numeri ci renderemo conto che questo virus è meno letale di quanto possiamo pensare adesso” Lo dice Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di microbiologia clinica dell’ospedale Sacco di Milano.
«Comune di Milano», 13 marzo 2020
Magari potremmo mettere anche l’articolo in cui i responsabili del Sacco di Milano dicevano che era poco più di un’influenza, e che in Italia era difficile arrivasse?
«MilanoToday», 6 aprile 2020
Con il dilagare dell’epidemia, la disponibilità di resoconti scientifici distanti, incoerenti e, non di rado, in aperto conflitto tra loro produce effetti di disorientamento e dissonanza, di cui è possibile osservare alcune tracce nei documenti che abbiamo sottoposto a scrutinio. Leggiamo, ad esempio:
Il problema è che parliamo parliamo parliamo ma nessuno di preciso sa nulla. (…) BASTA PROFFESSORI VIROLOGI IMPROVVISATI già ne abbiamo tanti in TV e neppure loro hanno le idee chiare. Basta vedere la figata di m. Che ha fatto la protezione civile con l’ospedale provvisorio da farsi in fiera….ma per favore e noi ci fidiamo di questa gente!!!.
«MilanoToday», 14 marzo 2020
E poi non dimentichiamo le incertezze del Governo e la confusione creata dai virologi, internisti, pneumologi etc interessati a vendere i loro libri e ad apparire in televisione scannandosi gentilmente in Tv dandoci indicazioni contraddittorie se non state a casa.
«LaRepubblica Milano», 14 aprile 2020
L’ultimo percorso dei tre anticipati in apertura di paragrafo (incertezza, conflitto interno alla comunità scientifica, pseudoscienza) si colloca nel dominio delle teorie del complotto. Più nello specifico, dai materiali in nostro possesso è stato possibile isolare due «spiegazioni» alternative alla versione ufficiale fornita dalle autorità medico-scientifiche nazionali e internazionali (quella, per intenderci, che definisce Covid-19 una sindrome respiratoria acuta severa, dovuta a un nuovo Coronavirus passato all’uomo per un salto di specie «casuale» e «naturale», ossia non avvenuto in laboratorio, volutamente o per errore).
La prima «tesi alternativa» consiste nel supposto rapporto di causa-effetto tra la comparsa della malattia da Covid-19 e la costruzione della rete 5G e vede tra i più autorevoli sostenitori Gunter Pauli, consigliere economico del Governo Conte, che il 23 marzo scrive sul suo profilo Twitter:
La scienza deve dimostrare e spiegare causa ed effetto. Tuttavia la scienza osserva innanzitutto le correlazioni: fenomeni apparentemente associati. Applichiamo la logica scientifica. Qual è stata la prima città al mondo coperta dal 5G? Wuhan! Qual è la prima regione europea del 5G? Nord Italia
L’esternazione di Pauli offre un’occasione di voice alle opposizioni locali già attive nei contesti urbani di Milano e, in misura minore Bergamo, come si può leggere negli estratti che riportiamo:
il 5g sarà la nostra morte non il coronavirus di coronavirus non è mai morto nessuno sono molto informato.
«MilanoToday», 05 aprile 2020
Voi provate ed sperimentate pure, importante che possa scegliere se farmi vaccinare o meno. Intanto dopo l’installazione del 5G attendiamo Covid-20.
«BergamoNews», 14 aprile 2020
Il secondo argomento di carattere cospirativo rintracciato nei corpora trae spunto da un servizio del Tg Leonardo mandato in onda il 16 novembre 2015 (TgLeonardo 2015), e che, a partire da fine marzo 2020, acquisisce nuova (e, probabilmente, maggiore) popolarità con il passaparola sui principali canali social e nelle catene di Whatsapp. Estrapolati dal contesto originale e immessi in nuovi frame dai toni particolarmente allarmistici e inquisitori – il più diffuso dei quali, ad oggi, è un tweet di Matteo Salvini del 25 marzo, che ha superato in breve tempo le 350 mila visualizzazioni –, i contenuti del servizio giornalistico[6] risultano funzionali a sostenere la tesi che il nuovo Coronavirus provenga da un laboratorio cinese. Benché partito da Twitter, il tema si è ben presto allargato alle altre piattaforme, lasciando alcune tracce eloquenti anche nei commenti Facebook intercettati da questo studio. Qui ci limitiamo a riportarne due:
Signori non è una banale influenza… è molto_più forte… ricordatevi che è uscita da un laboratorio… modificata… e poi mi fate ridere quando dite… aveva 75 anni aveva già problemi, ecc. E allora? Merita di morire? Ma smettetela per_favore…
«L’Eco di Bergamo», 3 marzo 2020
Creato chimicamente cioè usufruendo di DNA di specie animali, in questo caso con requisiti specifici come pipistrelli, topi e rettili creando un Virus polmonare potente.
«Il Mattino di Padova», 25 marzo 2020
5. Riflessioni conclusive
Con l’avvento della postmodernità (per alcuni, «seconda modernità») e della «società del rischio» (Luhmann 1991; Beck 1986), le società umane hanno acquisito una più profonda consapevolezza della fragilità dei rapporti che, al loro interno, regolano gli scambi tra saperi esperti, decisori pubblici e cittadini. In questo nuovo contesto, un singolo evento dirompente, indecifrabile e a forte impatto emotivo, come la pandemia di Covid-19, rappresenta a un tempo una minaccia per la tenuta del tessuto sociale e un evento «rivelatore» dei meccanismi di framing di due modelli di razionalità in competizione: quello metodo-logico della conoscenza scientifica «canonica», da una parte e, dall’altra, i saperi «alternativi», espressione di una forma di razionalità «allargata» (Boudon 2003; Boudon and Viale 2000; Boudon 1995).
In accordo al quadro qui richiamato per sommi capi, il nostro contributo ha in primo luogo esplorato l’evento pandemico di Covid-19 negli scambi conversazionali registrati su 10 pagine pubbliche di Facebook, corrispondenti a tre dei contesti urbani italiani maggiormente colpiti dall’emergenza: Bergamo, Milano e Padova (N ? 140 mila commenti). L’analisi comparata di questo materiale empirico, condotto abbinando la content analysis quantitativa (Analisi Tematica dei Contesti Elementari) alla lettura intensiva dei corpora, ha consentito di individuare nella dimensione dell’azione sociale (enfasi sul rispetto delle regole innestato su un impianto accusatorio e moralistico nei confronti degli altri da sé) e del discorso politico (due impostazioni argomentative concorrenti: valutazione dell’operato dei decisori pubblici a livello regionale o nazionale vs comparazione tra il proprio contesto di residenza e un «altrove») le principali strategie retoriche che gli utenti online impiegano per far fronte all’iniziale spaesamento provocato dall’evento pandemico.
La ricerca ha quindi provato a dissodare il terreno in cui ha preso forma il sottoinsieme di conversazioni più prossimo alla «popolarizzazione» dei saperi esperti (Farr 1993), ricostruendo tre percorsi tramite i quali il discorso scientifico è penetrato nel materiale raccolto: l’incertezza rispetto all’effettiva magnitudo della pandemia, le teorie cospirative divenute in breve tempo popolari e, infine, lo scontro dialettico in merito agli «effetti disorientanti delle troppe ‘verità’ scientifiche» (Davico 2004, 130) emerse a proposito di Covid-19, sublimate nella tensione tra due virologi particolarmente in vista e afferenti a centri di riconosciuto prestigio: Roberto Burioni dell’Università-Vita San Raffaele e Maria Rita Gismondo dell’ospedale Sacco di Milano.
Su quest’ultimo punto, il nostro caso di studio sembra segnare un’evoluzione nella rappresentazione pubblica della conoscenza «esperta». La presenza attiva delle donne e degli uomini di scienza sui social media ha prodotto, forse per la prima volta con tale intensità, un’ampia disponibilità di approfondimenti e commenti a proposito di ciò che stava capitando, portando alla ribalta conflitti interni e processi dialettici che, benché fisiologici e salutari per chi pratica la scienza di mestiere, sono di norma confinati nel retroscena (valutazioni curriculari, concorsi, convegni e altri dibattiti specialistici, revisioni tra pari).
È ancora presto per osservare le conseguenze di tale novità, soprattutto sul fronte della (s)fiducia nei saperi esperti, ma fin d’ora possiamo affermare di aver rinvenuto, nei dati presentati in questa sede, tracce di aperta insofferenza del lay public attivo nelle pagine monitorate, imputabile all’aggravio cognitivo imposto dal sovraccarico informativo.
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