AIS

2021/17

Editoriale (Editorial)


Sommario

Questo fascicolo di Sociologia Italiana, che succede a quello speciale dedicato monograficamente alla irruzione della pandemia da COVID 19 nella reinterpretazione del presente, non segna un ritorno a una normalità interrotta, ma la ripresa di un cammino che assume su di sé la messa in discussione di ogni presunta irriflessiva normalità, come specifica modalità di costruzione della domanda sociologica di comprensione dei fenomeni sociali. Questa è sempre un’assunzione di responsabilità – presa di posizione, avrebbe detto Weber; posizionamento possiamo dire con Haraway e i feminist studies – nella ricostruzione delle connessioni significative identificabili entro processi e strutture sociali.

Il fascicolo è estremamente ricco, sia in termini di numerosità dei contributi (nove per la sezione Teoria e ricerca e cinque per il Focus), ma anche di spettro di temi e prospettive di ricerca che accoglie. A questa ricchezza si accompagna anche quella che emerge dall’apertura a più lingue veicolari, che includono oltre l’italiano e l’inglese anche il francese – per un contributo di una studiosa che abbiamo scelto di recepire nella sua lingua originaria, comprensibile a un pubblico comunque ampio e geograficamente distribuito in Italia, in Europa e nel mondo globalizzato.

Alcuni dei contributi sono stati scritti e sono arrivati in redazione prima che la pandemia si imponesse come un prisma attraverso cui si diffrangeva lo spettro delle questioni di ordine teorico o di specifica lettura sociologica delle società tardo-moderne contemporanee – e di quella italiana in particolare. E tuttavia essi confermano lo sguardo lungo di una sociologia avvertita teoreticamente e metodologicamente. E quello sguardo ci aiuta a valorizzare un’interpretazione non emergenziale di questioni e di problemi che, da altri punti di vista, sono divenuti improvvisamente rilevanti nelle circostanze straordinarie degli ultimi mesi. Con questa prospettiva possono essere letti tutti i saggi raccolti nella sezione Teoria e ricerca, sia quelli pre-crisi pandemica che quelli conclusi quando questa era in pieno svolgimento: centrati sui valori della leadership sportiva (Bassi e Fabbri), la nuova intimità tra padri e figli (Cannito, Mercuri), l’inclusione attiva delle fasce di età più anziane nella comunicazione digitale (Corbisiro, Urciuoli), l’etnicizzazione del lavoro stagionale agricolo (Corvino), l’illegalità nella politica (Guibet Lafaye), l’indifferenza delle politiche pubbliche verso la violenza domestica (Piga), i budget di cura per l’inclusione dei diversamente abili (Terraneo, Tognetti Bordogna, Russo), la genderizzazione della cura (Viviani).

ll saggio metodologico, sugli aspetti etici nell’uso dello shadowing – una tecnica di osservazione tra quelle che il distanziamento fisico ha costretto a mettere temporaneamente da parte o a trasformare in altro da sé –, aiuta la riflessione, a partire da una strategia metodologica e da una tecnica specifica, a tornare sulla questione, epistemologica e metodologica insieme, proposta in apertura di questo Editoriale come chiave di lettura di tutto il fascicolo: cioè che la postura scientifica è una questione di responsabilità e non una questione di distanza tout court dall’oggetto di studio.

Il Focus di questo numero, a cura di Domenico Secondulfo e Valentina Grassi, è il risultato di una proposta da parte della Sezione Immaginario, la più giovane, in ordine di tempo dalla sua istituzione (2018), tra le Sezioni AIS. Come viene esplicitato nella presentazione della Sezione sul sito AIS, essa si propone di sostenere «lo studio di simboli, rappresentazioni, narrazioni, miti e archetipi, posti a diversi livelli di vita sociale e di coscienza, attraverso i quali individui e gruppi comprendono, comunicano e trasformano la loro realtà». La prospettiva privilegiata concepisce tale dominio d’indagine articolato in costellazioni di immagini simboliche prodotte da una serie di pratiche, di cui si mette a fuoco la natura dinamica e morfogenetica, con effetti performativi sia sulla struttura che orienta le azioni degli attori sociali sia sui prodotti del loro agire «creativo».

Il titolo del Focus, «Tra visibile e invisibile. Per una sociologia dell’immaginario e del profondo», introduce a quello che è uno dei punti nodali da cui la prospettiva sociologica si interroga sulla relazione tra immaginario e reale nella costituzione del sociale, in cui sono inestricabilmente implicate dimensioni materiali e simboliche. I saggi raccolti sono una rielaborazione di alcune relazioni prescelte, tra quelle presentate al primo convegno di metà mandato, organizzato dalla Sezione Immaginario nel novembre 2019 a Roma. Come sempre, prima della pubblicazione, essi sono stati sottoposti a referaggio con il sistema del doppio cieco.

Come scrivono i curatori del Focus, l’immaginario «si configura così come un complesso mosaico che incorpora come tessere segmenti di sapere, conoscenze ed emozioni che si coagulano intorno ad alcuni “nodi”, relativi ad aspetti particolari della vita sociale. Ciò avviene in base a princìpi che attingono al mondo dei valori e al mondo del desiderio, in una struttura di vincoli e di opportunità non sempre modificabili se non si attinge all’essenza profonda nella quale le nostre immagini del mondo prendono forma» (Secondulfo e Grassi, in questo fascicolo). Di tale mosaico, i saggi che pubblichiamo in questo numero mettono a fuoco alcune tessere significative – la religione (Camorrino), i veicoli della produzione culturale (Crippa), la produzione artistica (De Feo), il gioco del potere nel capitalismo tardo moderno (Gardini) – e aprono al tracciamento del tema nella trattazione dei classici, in particolare nel riferimento a Sombart (Iannuzzi). Trasversalmente a tutti i saggi, si intrecciano vie di accesso ai filoni di ricerca in cui la prospettiva della sociologia dell’immaginario si misura con la sfida ad andare al di là del sapere sociologico consolidato: sulle credenze e le rappresentazioni collettive, la produzione e fruizione delle diverse forme d’arte, gli immaginari della tecnologia. È dalla risposta a questa sfida che ci aspettiamo provengano contributi importanti, che Sociologia Italiana è pronta ad ospitare.

Una ultima notazione sul fascicolo che presentiamo: diversamente dai precedenti, esso non contiene la sezione dedicata alla Intervista. Questa circostanza è derivata in parte dalla corposità del fascicolo e dai vincoli editoriali cui una rivista cartacea deve adeguarsi: il rispetto, dovuto al lavoro di tanti colleghi e colleghe, ci ha fatto scegliere di non dilazionare ulteriormente la pubblicazione di saggi che da tempo avevano positivamente superato il referaggio e di dare priorità ad essi rispetto alle interviste, che pure si stanno continuando a raccogliere come contributo prezioso alla memoria collettiva della sociologia italiana. La crescente quantità di contributi di qualità che la rivista riceve richiede una riflessione ulteriore su questo punto, che non mancheremo di fare. Ma la scelta di pubblicare un fascicolo senza la sezione dedicata all’Intervista è stata anche occasione per una riflessione sul possibile recupero di altre sezioni tematiche, a integrazione e in alternanza con quella e, forse, a un ripensamento della formula entro cui integrare materiali diversi dal saggio e dal contributo autoriale, nell’offerta editoriale che proponiamo con la rivista.

Quest’ultima è un prodotto vivo, la cui vitalità è collegata a quella della comunità scientifica rappresentata dall’AIS e che da quella e dal suo allargamento e dalla sua articolazione in fieri – sempre più ricca, inclusiva e plurale nel dar voce alla sociologia e alle sue interlocuzioni trans-disciplinari – deriva la sua dinamicità e l’attrattività, anche verso l’esterno di quella comunità. Le sue lettrici e i suoi lettori sono agenti di tale dinamicità e di tale attrattività, anche con i loro feedback e – non solo ma in modo costitutivo – con i contributi che a loro volta propongono. Per questo, non è rituale né pleonastico, ma è un invito alla corresponsabilità, l’augurio a tutte e tutti di buona lettura!

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