Editoriali

05/12/2022

Maria Carmela Agodi

Editoriale (n.19-20 2022)


Il numero della Rivista che presentiamo si caratterizza come un numero doppio, che include i fascicoli 19 e 20. La numerosità dei contributi ricevuti in questo anno dalla Rivista, sicuramente segno positivo, che ne conferma l’attrattività ed il prestigio, sancito dal passaggio alla Classe A secondo i criteri Anvur, insieme alla scrupolosità ed al rigore delle procedure seguite per il referaggio – che ci fanno perseverare nel coinvolgere tre referee per ogni articolo – hanno portato a un allungamento dei tempi del lavoro redazionale che si è recuperato optando per questa scelta, prima del passaggio – a partire dal prossimo anno – dalla cadenza semestrale a quella quadrimestrale.

A confermare questo carattere di fascicolo doppio è la struttura, costruita intorno a due Focus. Ritorna l’intervista, dopo una pausa nel numero 18, e viene introdotta, come novità, una nuova sezione che abbiamo scelto di chiamare La discussione – uno spazio aperto al dibattito che vuole contribuire ad introdurre, anche come spunto per successivi Focus, temi d’interesse e di ambito potenzialmente interdisciplinare. Il primo Focus, a cura di Ilenia Picardi, affronta la questione della soggettivazione, attraverso la chiave di lettura dei contesti e delle pratiche che contribuiscono alla formazione delle soggettività individuali. Si tratta di una prospettiva propriamente sociologica che consente di mettere in relazione tra loro la letteratura sulle generazioni, quella sulle pratiche in uso nelle piattaforme digitali e quella sulle reti sociali, facendole dialogare. Narcisismo e ricerca del riconoscimento, segregazione in tribù e bolle virtuali, inclusione e marginalità nelle dinamiche delle reti sociali che aprono o chiudono opportunità di relazioni, incontri e scambio di informazione appaiono, in questo accostamento, come fenomeni solo analiticamente distinti e mai separati nei processi di costruzione delle soggettività e delle identità. Il secondo Focus, curato da Cristiano Felaco, affronta la presenza degli algoritmi nell’esperienza quotidiana e nella strutturazione delle pratiche sociali da un punto di vista «interno»: quello del funzionamento degli stessi algoritmi. La prospettiva adottata nei diversi saggi parte dal presupposto che la consapevolezza sulla natura degli algoritmi come costruzioni non solo logico-matematiche ma sociali è condizione perché si possa interagire con essi (e con la loro dimensione performativa) recuperando – e non perdendo – capacità di agency.

Lo spazio dedicato a La discussione affronta, in un dibattito che coinvolge prospettive disciplinari diverse, a partire dal volume a cura di Patrizia Guarnieri, Uscire dall’insopportabile. Culture e pratiche di psichiatria de-istituzionale nel Nordest Italia, alcune dimensioni e aspetti implicati nel trattamento della malattia mentale: terapia, controllo sociale, contenzione fisica e suoi equivalenti funzionali.

Prospettiva storica, sociologica e psichiatrica vengono chiamate a confrontarsi sulle forme che la cura (e la custodia) di chi soffre di malattia mentale hanno assunto dopo la soppressione dei manicomi. Introdotti da un breve intervento di Mario Cardano, i tre contributi richiamano l’attenzione alle diverse pratiche sperimentate, nei servizi territoriali, ospedalieri e residenziali, in quel processo che è ricordato come la rivoluzione di Basaglia a Trieste, ma che ha coinvolto molti altri attori, soggetti, idee e luoghi del Nordest italiano, trasformando il trattamento della follia, e tuttavia lasciando nodi ancora irrisolti e ferite aperte.

Questo nuovo spazio, che, dedicandolo a un libro, inauguriamo sulla Rivista, vuole anche contribuire a ribadire l’importanza che la forma-libro ha ancora e che è auspicabile conservi, in un’epoca in cui l’accelerazione dei tempi della ricerca e, soprattutto, della produzione scientifica – effetto delle domande di rapida e puntuale accountability del lavoro accademico – rischia di disincentivarne la scrittura e la lettura. Il libro, se richiede tempi di stesura più lunghi e una più lenta sedimentazione di riflessioni, ricerche, elaborazioni e percorsi, può mantenere l’apertura problematica e il respiro che al testo di un articolo – che deve proporre e concludere un ragionamento e/o condividere risultati di ricerca nello spazio definito di qualche decina di cartelle – non può essere concessa. La Rivista AIS si propone in questo spazio di mettere in evidenza, proprio attraverso discussioni a più voci, questa apertura. Oggetto di questa Sezione della Rivista potranno essere anche Rapporti di ricerca di ampio respiro o documenti pubblici, la cui significatività – per la comunità accademica dei sociologi ed il pubblico più ampio cui ci rivolgiamo – meriti una discussione dedicata. L’intervista, a cura di Mara Tognetti Bordogna, ha come protagonista Enzo Mingione, uno dei sociologi economici italiani più noti sia in Italia che all’estero. La sua storia personale e accademica consente di ricordare, nell’anno in cui ricorre il quarantennale della fondazione dell’Associazione Italiana di Sociologia – costituita a Roma con atto notarile firmato il 5 aprile del 1982 da Franco Crespi, Franco Leonardi e Gianni Statera in rappresentanza di un Comitato provvisorio composto, oltre che da loro tre, da A. Ardigò, L. Cavalli, V. Cesareo, L. Gallino, G. Martinotti, A. Palazzo e G. Sivini – alcune delle controversie che ne precedettero la costituzione e di fare memoria sia delle condizioni che la resero possibile e ne accompagnarono gli sviluppi per più di trent’anni che dei travagli interni. Come Presidente AIS, il cui mandato si chiuderà con la celebrazione di questo quarantennale, auspico che gli anni trascorsi e il dialogo e la collaborazione positivamente sperimentati nell’ultimo triennio favoriscano una riconfigurazione del campo sociologico che segni il superamento di vecchie fratture e favorisca una re-identificazione della disciplina, che faccia delle diversità una ricchezza scongiurando la frammentazione e/o la diaspora. La Rivista, sicuramente, continuerà a dare il suo contributo in questa direzione, rimanendo, com’è dalla sua origine, parte attiva e medium di un confronto scientifico universalistico e aperto.

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