Maturità: il “no” all’orale figlio del disagio, non di ribellione
“Questi casi, sebbene isolati, rappresentano comunque un segnale significativo, che suscita una comprensibile preoccupazione istituzionale. È importante, tuttavia, interrogarsi su tali comportamenti, sapendo che il rischio di emulazione esiste. Non tanto per un desiderio diffuso di ‘visibilità facile’, quanto perché alcuni studenti vedono in questi gesti una possibilità di espressione, di farsi sentire, di denunciare un sistema che sentono distante”.
È il commento del Professor Stefano Tomelleri, Presidente dell’Associazione italiana di sociologia e Prorettore dell’Università degli studi di Bergamo, rispetto ai casi di studenti che quest’anno si sono rifiutati di sottoporsi all’esame orale di Maturità.
Tomelleri ricorda “Un sondaggio condotto da Skuola.net pochi giorni prima dell’inizio della Maturità 2024 – su un campione di ragazze e ragazzi di quinta superiore –, che ha evidenziato come per il 91% dei maturandi l’esame fosse fonte di tensione e stress, giudicato elevato dal 65% del campione e vissuto come un pensiero fisso per il 67% degli intervistati. Dovremmo fermarci a riflettere su questi dati e sul nostro rapporto con i giovani, che ha molti aspetti contradditori. Da un lato chiediamo loro performance eccellenti, li sottoponiamo a pressioni e pretendiamo molto; dall’altro li proteggiamo eccessivamente, siamo indulgenti o poniamo limiti poco chiari. Questa ambivalenza – precisa il Presidente dell’Ais – rischia di generare confusione, insicurezza e fragilità, proprio nei momenti in cui i ragazzi avrebbero più bisogno di punti di riferimento stabili e coerenti”.
Per il Presidente dell’Associazione italiana di sociologia le proposte ‘ restrittive’ rispetto a questi casi avanzate nei giorni scorsi dal Ministro Valditara e dal Presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli “riguardano il significato più profondo del patto educativo tra scuola, studenti e società. Stabilire regole chiare e conseguenze precise ha un indubbio valore educativo, soprattutto in una fase delicata come il passaggio alla vita adulta. Ma è fondamentale che questa chiarezza non si traduca in rigidità: la fermezza va sempre accompagnata con l’ascolto, soprattutto dei molti segnali di disagio che i ragazzi oggi esprimono. Solo così – conclude Tomelleri – si può costruire un contesto formativo che, pur esigente, sappia anche essere realmente vicino ai bisogni e alle legittime aspirazioni delle nuove generazioni”.