Il contributo analizza come il lavoro sulle emozioni, nei termini di esplorazione del sé e interazione tra le persone all’interno degli spazi femministi, modifichi la capacità di azione individuale e collettiva, e la percezione di abitare luoghi fisici e sociali più sicuri. Sentirsi più sicure è un processo che chiama in causa le fondamenta del sé, la relazione con una comunità di appartenenza, il proprio percorso biografico in relazione al contesto urbano e al contesto economico. Storicamente, la subordinazione delle donne si è basata sull’associazione con il campo delle emozioni, degli affetti, della sfera privata. Rivendicare le emozioni come strumento di elaborazione e di azione è dunque una scelta politica che mina le basi su cui quella subordinazione è costruita.
The contribution analyses how the work on emotions, in terms of self-exploration and interaction between people within feminist spaces, changes individual and collective capacity for action, and the perception of inhabiting safer physical and social places. Feeling safer is a process that calls into question the foundations of the self, one’s relationship with a community of belonging, one’s biographical path. Historically, the subordination of women has been based on their association with the field of emotions. Claiming emotions as a tool for processing and action is therefore a political choice that undermines the foundations on which that subordination is built.
Keywords: feminist movements, emotions, safe spaces, cities, social change
Parole chiave: movimenti femministi, emozioni, spazi sicuri, città, mutamento sociale