Editoriali

21/03/2022

Maria Carmela Agodi

Editoriale (n.18 2021)


Questo fascicolo di Sociologia Italiana che chiude l’annata 2021 presenta una varietà di contributi che restituiscono al lettore sia la continuità del lavoro che la disciplina continua a fare nel tempo sia la inevitabile necessità di rispondere alle domande da cui essa si sente investita nella contingenza di una crisi pandemica che ancora preme sulla scena globale.

La Sezione Teoria e ricerca con cui si apre il fascicolo affronta temi che riconducono alla continuità delle domande con cui i sociologi interrogano la realtà sociale e alla loro sensibilità alla storicità delle categorie con cui il mutamento richiede di fronteggiarle. Il primo articolo, a firma di Martino Doni, si occupa di uno degli aspetti della comunicazione pubblica che la situazione critica della pandemia ha reso ancor più evidenti: il dilagare delle teorie cospirazioniste. Il contributo metodologico di Daniela Leonardi esplora la tecnica delle vignette, come strumento per indagare su atteggiamenti, valori e orientamenti normativi nella costruzione della discrezionalità professionale.

Diversi dei contributi raccolti mettono in atto un esercizio di riflessività sulla professione accademica: Barbara Mazza ed Elena Valentini con un affondo sulla didattica; Marialuisa Stazio con una panoramica ampia costruita a partire dai dati del Ministero dell’Università e della ricerca, sistematizzati e messi a disposizione della comunità scientifica perché tale esercizio di riflessività possa essere il più diffuso e inclusivo possibile; Camilla Gaiaschi e Rosy Musumeci con una ricognizione critica sui processi di reclutamento e il loro impatto di genere sulla composizione e le carriere del corpo accademico; Maria Carmela Agodi, Ilenia Picardi e Marco Serino con una analisi mirata della struttura del campo accademico sociologico, che utilizza come chiave di accesso empirico le reti di affiliazione dei comitati editoriali delle riviste di Classe A.

La nota critico-filologica di Lucio D’Alessandro su legalità e dominio riannoda i fili che tengono insieme continuità della tradizione sociologica e variabilità delle situazioni storiche in cui essa assume significato ritornando su due categorie concettuali del «classico dei classici», Max Weber – cui alla fine dello scorso anno AIS aveva intitolato un Convegno di grande impatto e risonanza, che a partire dal titolo «Ripensare la società nelle emergenze e nelle trasformazioni globali - Con Max Weber, 100 anni dopo (1920-2020)», ne segnalava la specifica attualità nelle situazioni di mutamento e di crisi.

Il Focus «Contrasto alla povertà, mercato del lavoro e crescita economica. Quale governance per la ripresa?» è connotato da entrambi i caratteri di cui si è detto: continuità del lavoro all’interno della prospettiva disciplinare e urgenza delle domande che emergono dalla situazione di incertezza che caratterizza i primi segnali di ripresa. Come ben si rileva nell’Introduzione di Carlo Pennisi, gli indicatori di riavvio della crescita economica non esimono dall’assunzione di responsabilità di una presa d’atto della non sostenibilità delle forme regolative con cui si è sin qui gestita la governance dei sistemi di welfare, delle relazioni tra pubblico, privato e privato sociale, della domanda e dell’offerta di lavoro. La stanchezza e la frustrazione che provengono dal Paese, per la nuova ondata di contagi, e la preoccupazione per le ulteriori varianti del virus che si profilano all’orizzonte sono semmai motivazioni ulteriori per approfondire le condizioni di non sostenibilità di un ritorno alla situazione pre-pandemica e per un ripensamento delle politiche del lavoro e del welfare.

Completa e chiude il fascicolo l’intervista di Alessandra Decataldo a Enzo Campelli, attuale Presidente onorario di AIS. È una riflessione che ben si ricollega a diversi dei contributi presenti nel volume, con uno sguardo critico sia sulla società che imputa all’emergenza pandemica gli esiti di processi rivelatisi da tempo non più sostenibili che sull’accademia che rischia di impoverire le proprie funzioni sotto l’onda d’urto della burocratizzazione e dell’imperativo del publish or perish. Ricordando quanto costitutivamente la sociologia sin dalla sua nascita si sia posta oltre alla intenzione conoscitiva anche l’intento di orientare l’intervento trasformativo sugli ordinamenti sociali, Campelli mette in guardia la disciplina da ogni ripiegamento o «ritiro» su se stessa, con un forte richiamo, alle generazioni più anziane dei sociologi, al dovere – soprattutto di fronte alle forme di intolleranza e razzismo che con violenza tornano a manifestarsi a livello globale (la «società paranoica») – di trasmettere ai più giovani «la consapevolezza della necessità di un ripensamento, di una vera re-invenzione del ruolo e dei compiti del proprio lavoro».

Buona lettura!

Maria Carmela Agodi

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