AIS
2014/3
Questo numero della Rivista segna l’esordio di una redazione rinnovata, a seguito dell’elezione dei nuovi organi dell’Ais per il triennio 2013-16, avvenuta a Firenze nello scorso mese di ottobre. L’attuale composizione della redazione rispecchia la volontà di questi organi di garantire la continuità con gli obiettivi e gli standard perseguiti dalla gestione precedente e, nel contempo, di assicurare alla Rivista l’apporto di nuove competenze e capacità, al fine di consolidare e migliorare i risultati ottenuti sino ad ora.
Come ricordava nell’editoriale del numero di ottobre 2013 il presidente uscente dell’Ais, Alessandro Bruschi, la nascita di Sociologia Italiana-Ais Journal of Sociology è stata «fortemente voluta» e perseguita con tenacia dal precedente Consiglio direttivo come uno strumento per la realizzazione di tre principali obiettivi. In primo luogo, «garantire la massima attenzione ai molteplici interessi scientifici dell’Associazione … in stretta collaborazione con le Sezioni; proiettarsi sempre più in ambito internazionale; essere uno strumento a favore dei giovani ricercatori». In secondo luogo, «valorizzare la nostra identità disciplinare, indagando la storia della sociologia nel nostro Paese, tramite interviste con i suoi protagonisti e saggi di ricostruzione storica». In terzo luogo, «monitorare il dibattito sulle istituzioni e i processi di trasformazione universitari, ma anche indagare e discutere sull’immagine pubblica della sociologia, l’autorevolezza del suo pensiero, l’efficacia professionale, il contributo che essa può dare alla soluzione dei problemi del Paese».
Si tratta di tre obiettivi che l’attuale redazione condivide pienamente e si considera impegnata a realizzare, come si può rilevare anche dalla struttura e dai contenuti di questo numero.
Nella rubrica teoria e ricerca compaiono tre contributi in inglese, che prendono spunto da altrettante relazioni presentate alla pre-Conferenza dell’Esa, organizzata dall’Ais, a Torino, a fine agosto 2013. Il primo saggio, di Roberta Bartoletti, dopo aver richiamato i principali termini del dibattito in corso sul rapporto tra ambiente naturale e società, con particolare riferimento al fenomeno dello «urban gardening», ne analizza una specifica declinazione, il «critical gardening», illustrando i risultati di un’indagine empirica svolta a Bologna. Il secondo, di Andrea Millefiorini, si focalizza sulla crisi politica italiana, proponendo un’analisi di alcuni passaggi considerati fondamentali, come quello dalla prima alla seconda Repubblica e quello al governo «delle larghe intese». Il terzo contributo, di Marco Caselli, s’interroga sulla possibilità di identificare strumenti adeguati per misurare il grado di integrazione degli immigrati, sottolineando la complessità del concetto di integrazione e il diverso uso che si può fare di questo tipo di misurazioni. La rubrica ospita anche un saggio di due giovani ricercatori, Andrea Pogliano e Viviana Premazzi, che utilizzano la prospettiva teorica dei rituali dei media, per analizzare un’ampia gamma di produzioni giornalistiche, allo scopo di ricostruire il tipo di rappresentazioni che i media italiani propongono dell’immigrazione, con particolare riguardo alle seconde generazioni di immigrati.
Per quanto concerne la riflessione sulla nostra disciplina, la rubrica focus è dedicata al tema «la qualità del sapere sociologico», sul quale si è concentrato il convegno di fine mandato di Firenze. La rubrica ospita le relazioni presentate nella sessione di apertura da Alessandro Bruschi, Alessandro Cavalli, Mauro Palumbo e Mario Morcellini, a cui si aggiunge un intervento di Franco Crespi, che registra gli «echi del convegno».
Anche in questo numero, inoltre, ampio spazio viene dato alla storia della sociologia in Italia. In primo luogo, la rivista ospita una densa intervista a Laura Balbo, una delle più note sociologhe italiane, che, alla tensione conoscitiva, ha sempre unito un forte impegno civile e politico. Dopo aver ripercorso gli anni della propria formazione, Laura Balbo riflette sul ruolo che questo impegno ha avuto nel suo percorso intellettuale, sulle trasformazioni conosciute dal concetto di doppia presenza, dagli anni della sua formulazione ad oggi, sulle forme di razzismo che sopravvivono nella società italiana, sui nuovi modi di produrre conoscenza nelle società globalizzate contemporanee. In secondo luogo, nella rubrica passato presente, pubblichiamo la prima parte di un’ampia ricerca documentaria effettuata da Mino B. Garzia sulla genesi della Facoltà di Sociologia di Trento. Nel contributo che compare su questo numero, l’analisi ricostruisce i primi passi dell’istituzionalizzazione della sociologia in Italia, negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, l’impulso agli studi sociologici dato da operatori economici e amministratori nel corso degli anni Cinquanta, sino alla creazione dell’Istituto universitario di scienze sociali di Trento, nei primi anni Sessanta. L’analisi degli eventi che hanno caratterizzato gli anni successivi sarà pubblicata sul numero di ottobre 2014.
Nel concludere questa breve presentazione, mi si consenta di esprimere un vivo ringraziamento al consiglio direttivo dell’Ais, in particolare, alla presidente Paola Di Nicola e al vice-presidente Paolo Jedlowski, per la fiducia che mi hanno accordato, proponendomi di assumere la direzione della Rivista. Si tratta di una responsabilità che mi onora e che cercherò di gestire con il massimo impegno, avendo presente l’esempio offerto in tal senso da Alessandro Bruschi, che vorrei ricordare e ringraziare, per la determinazione, il rigore, ma anche la grande sensibilità, con cui ha saputo gestire, in qualità di primo direttore, la difficile fase d’avvio della Rivista, portandola a crescere e a consolidarsi nell’arco dei suoi primi due anni di vita.
- Articolo
- pp:7-8
- DOI: 10.1485/AIS_3_APRILE_2014
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Editoriale
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Teoria e ricerca
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Focus. La qualità del sapere sociologico
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Focus. Echi del Convegno di Firenze