Dando seguito a un’idea profondamente radicata nella classicità sociologica, Bourdieu, Elster e Veyne hanno individuato l’esistenza di alcuni fenomeni la cui occorrenza sarebbe legata – indissolubilmente – all’inconsapevolezza degli attori protagonisti: al subentrare dell’intenzionalità, infatti, tali fenomeni diventerebbero impossibili da occasionare. Un’altra «triade», composta da Lucas, Goodhart e Campbell, ha evidenziato, invece, un caso singolarmente opposto: la regolamentazione di determinati risultati e l’assunzione di alcuni output in qualità di criteri, ne incentiverebbe sì la produzione, ma trasfigurandone il significato. Il presente contributo prova a contemperare queste due concettualizzazioni, nel tentativo di trarne alcuni spunti in materia di teoria della valutazione.
The transition from latent to manifest: an issue with evaluation theory
Following up on an idea deeply rooted in classical sociology, Bourdieu, Elster and Veyne have identified the existence of a number of phenomena whose occurrence is inextricably linked to the fact that the actors are not aware of them; indeed once intentionality enters the picture, these phenomena are impossible to induce. Yet another «triad» - Lucas, Goodhart and Campbell - highlighted a diametrically opposing case: the regulation of certain results and the adoption of certain outputs as criteria does foster their production, but alters their meaning. This paper sets out to reconcile these two conceptualizations, in an attempt to forge some insights on evaluation theory.