Editoriali / Editorials

15/12/2023

Stefano Tomelleri

Editoriale (n.23 2023)


In questo editoriale del numero 23 di Sociologia Italiana ospitiamo il discorso inaugurale del prof. Geoffrey Pleyers neoeletto Presidente dell’International Sociological Association (ISA) per il triennio 2023-2027. Grazie al collega prof. Emanuele Toscano, attuale Vicepresidente dell’RC47 «Social Classes and Social Movements» dell’ISA, e al suo rapporto di amicizia con il prof. Geoffrey Pleyers pubblichiamo il testo integrale del discorso di insediamento tenutosi al XX Congresso mondiale dell’ISA, Melbourne, 1° luglio 2023. In questo discorso, tradotto in italiano dal prof. Toscano, sono declinate le linee di indirizzo programmatiche e la prospettiva che guideranno l’ISA nei prossimi anni.

Nel ringraziare il Presidente Geoffrey Pleyers per la sua disponibilità, cogliamo l’occasione per ringraziare anche le tante sociologhe e i molti sociologi italiani che sono proficuamente attivi nella vita associativa dell’ISA e che con il loro impegno promuovono la sociologia italiana nel dibattito scientifico internazionale.

Stefano Tomelleri

 

Una sociologia globale in trasformazione

Geoffrey Pleyers, Presidente dell’Associazione Internazionale di Sociologia (ISA) (2023-2027)

 

La sociologia mira a comprendere le trasformazioni del nostro mondo, che a sua volta influenzano e trasformano la nostra disciplina. Ciò vale in particolare per il progetto della global sociology, che deve essere rivisto e aggiornato, considerando i profondi cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni.

Ho iniziato a studiare la sociologia della globalizzazione alla fine degli anni Novanta. All’epoca, si trattava di un argomento centrale della sociologia. «Sociology for One World» era già il tema del Congresso mondiale dell’ISA nel 1990. Trentatré anni dopo, il nostro mondo è diventato ancora più «globale». Tuttavia, la nostra visione del mondo, della globalizzazione e della sociologia è profondamente diversa. In questo breve intervento, vorrei accennare brevemente a quattro di queste trasformazioni che dovrebbero indurci a ripensare il progetto di una sociologia globale, e a come esse riguardano in particolare l’Associazione Internazionale di Sociologia.

1.   Nuovi strumenti di comunicazione e connessione

Uno dei cambiamenti più significativi è l’uso massiccio delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Internet e il mondo cibernetico sono emersi solo negli anni Novanta, ma la connettività era già considerata un elemento fondamentale in un’epoca di crescente globalizzazione, come sottolineato da Manuel Castells (1996). Oggi le reti sociali e le tecnologie digitali sono parte integrante della vita quotidiana. Hanno cambiato profondamente il modo in cui comunichiamo, ci informiamo e viviamo insieme. Hanno trasformato la sfera pubblica, sia nei Paesi democratici che nei regimi illiberali e autoritari.

La comunicazione digitale sta aprendo nuove sfide e opportunità per la sociologia globale. Ha permesso di conoscere e condividere analisi sociologiche provenienti da diverse parti del mondo e di raggiungere un pubblico più ampio tra i cittadini e i policy maker. Gli incontri digitali sono diventati parte integrante del nostro modo di lavorare durante la pandemia. L’ISA ha organizzato la prima grande conferenza online di scienze sociali nel febbraio 2021, alla quale hanno partecipato più di 3.500 ricercatori. Oggi, i social network dell’ISA ci tengono informati quotidianamente e contribuiscono a costruire questa comunità internazionale di scienziati sociali. Le riunioni online hanno anche permesso una dinamica più partecipativa all’interno dell’ISA, in particolare grazie alle riunioni online del Consiglio della ricerca.

2.   Un pianeta limitato

La catastrofe climatica e la crescente consapevolezza ecologica hanno modificato radicalmente il senso e la nostra esperienza di globalità. Negli anni Novanta la globalizzazione si riferiva all’espansione del modello occidentale di «democrazia di mercato» in un mondo riunificato dopo la Guerra Fredda che sembrava illimitato. Oggi, le domande centrali della sociologia globale hanno assunto una nuova forma con il collasso del clima e la distruzione della natura.

Come possiamo vivere insieme su un pianeta limitato? Questa è probabilmente la domanda più importante che la sociologia deve affrontare nel XXI secolo. L’ecologia e le questioni ambientali sono molto più che argomenti specifici per la sociologia: sono presenti in tutti i nostri campi di ricerca. Trasformeranno la nostra disciplina ed è ciò che ci si aspetta dalla sociologia e dai sociologi. Questo sarà un tema centrale per l’ISA nei prossimi quattro anni.

3.   L’ascesa dell’autoritarismo anziché l’espansione della democrazia

Negli anni Novanta, la maggior parte degli intellettuali, dei politici e degli attori della società civile condividevano la convinzione – o almeno la speranza – che l’intensificazione della globalizzazione e dell’interconnessione resa possibile da Internet avrebbe significato l’espansione della democrazia e del rispetto dei diritti umani. Un quarto di secolo dopo, il tema scelto da Sari Hanafi per il nostro congresso mondiale è «Il risorgente autoritarismo». Le speranze di nuove ondate di democratizzazione che erano sorte con la Primavera araba sono svanite. I regimi illiberali e autoritari si sono rafforzati in ogni continente. Hanno imparato a fare un uso efficace dei social network e delle tecnologie digitali per controllare le loro popolazioni, pilotare le elezioni in altri Paesi e proiettare le loro narrazioni e il loro modello di governo su scala globale.

Sociologi e scienziati sociali hanno dedicato innumerevoli studi ai regimi e agli attori autoritari e ai movimenti che minacciano la democrazia. Molto spesso, questi attori minacciano anche i sociologi. La libertà di ricerca è stata messa in discussione in molti Paesi, sia per l’aumento del controllo statale sia per le crescenti minacce di attori di estrema destra. Al giorno d’oggi, una sociologia globale richiede un’attenzione e un sostegno particolari per i sociologi che affrontano minacce nel corso delle loro ricerche. Il 25 gennaio 2016, Giulio Regeni, giovane sociologo italiano e membro del Comitato ISA47 «Classi e Movimenti Sociali», è stato arrestato e ucciso dalla polizia egiziana mentre svolgeva la sua indagine sui sindacati indipendenti del Cairo. Nel 2021, abbiamo iniziato il nostro Forum mondiale di sociologia con un omaggio a Marielle Franco, sociologa, funzionaria eletta a livello locale e attivista contro la violenza della polizia, assassinata a Rio de Janeiro il 14 marzo 2018. Uno dei contributi più interessanti di questo Forum mondiale è stato scritto nella prigione di Ankara da Cihan Erdal, dottorando della Carleton University, arrestato mentre svolgeva il suo lavoro sul campo a Istanbul.

4.   L’ascesa del Sud globale

Negli anni Novanta, la globalizzazione era associata all’occidentalizzazione (Barber, 1996), all’espansione dell’economia di mercato, alla cultura, allo stile di vita e alla visione del mondo occidentali. Nel XXI secolo, la globalizzazione si riferisce soprattutto all’ascesa di attori e Paesi provenienti da diverse parti del mondo. I media si concentrano sulla loro influenza come attori economici e geopolitici. Il loro ruolo crescente come produttori di conoscenza è altrettanto importante.

Poche discipline sono state interessate dall’ascesa del Sud globale come la sociologia. L’approfondimento dei legami e dei dialoghi tra sociologi di diversi continenti, la più ampia diffusione di lavori innovativi da parte di ricercatori del Sud e nuove prospettive sulla storia e la geografia della nostra disciplina hanno trasformato il significato di «sociologia globale». Negli anni Novanta, la letteratura sulla sociologia globale era interamente dominata da ricercatori occidentali. Il Sud e l’Est del pianeta erano generalmente considerati luoghi di ricerca empirica alimentata da teorie e concetti occidentali. Oggi, il cuore della sociologia globale risiede nella crescente visibilità dei contributi di ricercatori e attori del Sud del pianeta e nella messa in discussione dell’egemonia del sapere «eurocentrico». Le teorie, i concetti e le analisi dei ricercatori e degli attori del Sud del mondo ci hanno aiutato a comprendere le sfide sociali sia nel Sud che nel Nord del pianeta. Hanno trasformato il modo in cui guardiamo a concetti cruciali come modernità, disuguaglianza e giustizia ambientale. Ci hanno mostrato altri modi di rapportarsi alla natura, al mondo e a noi stessi.

Una sociologia globale non può rimanere radicata nelle università e nei canoni occidentali che si sono presentati come universali, né limitarsi a criticare questa sociologia occidentale. Contrariamente a quanto sostengono alcuni dei loro detrattori, le prospettive decoloniali, subalterne o postcoloniali non incentrano le loro proposte epistemiche sulla negazione dei contributi della «sociologia occidentale». Semplicemente affermano che, come la conoscenza prodotta in qualsiasi altra parte del mondo, la sociologia europea e nordamericana dovrebbe essere situata nel suo tempo e nel suo luogo, e mettono in discussione alcune delle sue pretese di universalismo.

Le prospettive decoloniali, postcoloniali e subalterne ci invitano a collocare le teorie sociali e a rivisitare alcuni dei concetti chiave della nostra disciplina in dialogo con realtà, concetti e conoscenze radicate in diverse parti del mondo. Aprire spazi di dialogo tra ricercatori e approcci provenienti da diversi continenti e promuovere una migliore integrazione delle epistemologie e dei ricercatori del Sud del mondo e delle minoranze oppresse è stato uno dei principali obiettivi dell’ISA fin dalla sua fondazione, e ancor più a partire dagli anni Novanta e dai progetti sviluppati da Immanuel Wallerstein. Una maggiore inclusione di sociologi, ricerche, analisi e teorie provenienti da tutti i continenti non è solo una questione di democratizzazione della sociologia, ma anche uno dei modi più efficaci e stimolanti per migliorare la nostra comprensione delle realtà e degli attori sociali. Dobbiamo fare molto di più che aumentare il numero di membri del Sud globale nell’ISA. Dobbiamo incoraggiare la loro partecipazione attiva a tutti i livelli e il loro pieno coinvolgimento nelle nostre pubblicazioni, nei comitati di ricerca, negli eventi e nei progetti, oltre a sostenere le loro associazioni nazionali.

5.   Apertura e attenzione agli altri

La sociologia globale non è solo un progetto teorico, un insieme di dibattiti epistemologici e alcune sfide metodologiche. È anche una posizione che è allo stesso tempo sociologica, culturale e personale.

La sociologia globale, dopo (e con) la svolta decoloniale, si apre alle prospettive basate su diverse visioni del mondo, culture e contesti sociali. È radicata nell’accettazione del rischio (e della speranza) di perdere alcune delle nostre certezze e di imparare dall’incontro con gli altri. Si fonda e si nutre dell’impegno – e del piacere – di leggere e incontrare persone provenienti da contesti diversi, e dell’apertura mentale necessaria per pensare ai nostri oggetti di ricerca da punti di vista diversi, e forse per capire noi stessi e il nostro posto nel mondo in modo diverso. La ricerca e la teoria provenienti da diverse parti del mondo, il dialogo tollerante tra approcci e analisi diverse e la volontà di imparare gli uni dagli altri sono elementi cruciali di una sociologia globale rinnovata.

Il ruolo principale dell’ISA è quello di creare spazi che incoraggino questi dialoghi interculturali in cui condividere i risultati e le prospettive della ricerca, in un ambiente solidale. Per adempiere a questa missione non bastano le intenzioni, i discorsi e le analisi. Questa sociologia globale richiede pratiche di apertura, tolleranza e attenzione agli altri, soprattutto in un ambiente internazionale e multiculturale.

Permettetemi di farvi un esempio concreto. Qualche mese fa, ho partecipato a un laboratorio per dottorandi organizzato dall’ISA in Tunisia. Una delle partecipanti è arrivata esausta dopo un lungo e stressante viaggio dalla Palestina. Durante la prima cena, ha avuto un attacco d’ansia dopo essere stata interrogata a lungo alla frontiera. Due o tre altri partecipanti l’hanno portata con discrezione a un altro tavolo, l’hanno ascoltata e sostenuta. Vedendo la situazione, un giovane dottorando ha preso l’iniziativa di prenotare una stanza in un hotel vicino, si è preso cura di lei durante la serata e si è assicurato che passasse una notte riposante. Alle nove del mattino, entrambi erano di nuovo insieme al gruppo di giovani ricercatori per la sessione di apertura, pronti per una settimana di apprendimento e condivisione con dottorandi e ricercatori provenienti da ogni continente. Tutto questo è stato fatto in modo così gentile e discreto che quella sera non me ne sono accorto. Eppure, questo tipo di azioni e di attenzioni è estremamente importante. Questi giovani ricercatori solidali stanno insegnando a tutti noi che prestare attenzione agli altri è un elemento essenziale per lo sviluppo di una sociologia globale.

Anche se spesso rimane invisibile, questa attenzione e cura per gli altri e questa solidarietà nell’azione sono cruciali per l’ISA. L’esempio citato ci mostra anche che la sociologia globale non prende forma solo nei nostri grandi incontri e congressi. L’ISA si concretizza negli incontri interculturali, negli scambi tra sociologi di diversi continenti, nell’apertura a prospettive e ricerche provenienti da diverse parti del mondo e nelle pratiche di cura degli altri che ci permettono di condividere esperienze e conoscenze in un ambiente solidale. Lo sviluppo di questa sociologia globale radicata nell’apertura alle prospettive altrui e nelle pratiche di cura degli altri è tanto più importante in un’epoca segnata dall’ascesa dell’autoritarismo, del nazionalismo, della disuguaglianza e della catastrofe ambientale.

Mentre il ventesimo Congresso mondiale di sociologia si avvia alla conclusione, portiamo con noi un po’ di questo spirito dell’ISA e applichiamo questa apertura al dialogo globale e l’attenzione agli altri nelle nostre pratiche di ricerca. Costruiamo insieme una sociologia globale rinnovata, partendo da dove siamo attivi come sociologi, ricercatori, insegnanti, cittadini e soprattutto come esseri umani.

La grande sfida del nostro tempo è il graduale emergere di una coscienza globale che ci permetta di affrontare insieme le sfide comuni del XXI secolo, a partire dal riscaldamento globale, dalla crisi ambientale, dall’aumento delle disuguaglianze e dalle minacce alla democrazia. Se noi sociologi saremo all’altezza del compito, la sociologia contribuirà a questa presa di coscienza planetaria e prenderà il suo posto nella risoluzione delle sfide di questo secolo.

Pubblicazioni collegate

Global Sociology as a Renewed Global Dialogue, Global Dialogue, 13.1.

For a Global Sociology of Social Movements, Globalizations, 2023.

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