AIS

2019/13

Introduzione (Introduction), di E. Grimaldi


L’introduzione presenta i saggi ospitati in questo focus , dedicato al tema «Il sapere sociologico e la valutazione nella scuola». Si tratta della rielaborazione di alcune relazioni presentate a un convegno promosso dalle Sezioni AIS Metodologia e Sociologia dell’educazione su «Valutare per decidere. Le politiche di istruzione nei contesti locali», tenuto presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Napoli Federico II il 25 e 26 ottobre 2017. Il contributo che la sociologia può offrire al dibattito sulla valutazione in campo educativo è analizzato da tre diverse angolature: con riferimento alla necessità della scuola di affrontare con maggiore decisione e consapevolezza la questione delle disuguaglianze sociali; problematizzando i processi e le dinamiche che sono alla base dell’attribuzione dei voti scolastici; interrogandosi sugli spazi dialogici – professionale, di policy, della critica e pubblico – che la sociologia può abitare e mettere in comunicazione.

The introduction presents the articles of this edition’s focus, namely «Sociological knowledge and school evaluation», reworking a number of papers presented at a conference organised by the Methodology and Sociology of Education sections of the AIS, entitled «Evaluation as the basis for decision-making. Education policies in local settings», held at the Department of Social Sciences in the Federico II University of Naples on 25 and 26 October 2017. Sociology’s potential to contribute to the debate on evaluation in the educational field is analysed from three different angles: in terms of the need for schools to have greater awareness of and a more effective response to the question of social inequalities; exploring the processes and dynamics behind marking, and examining the dialogical spaces – professional, policy-related, the arena of critique and the public arena – that sociology can inhabit and connect.

Il tema della valutazione è, oggi, in Italia come in altri paesi dell’area OCSE, al centro dei progetti e processi di modernizzazione dei sistemi educativi e, più in generale, delle pubbliche amministrazioni. L’introduzione delle logiche di New Public Management ha implicato la sua identificazione come leva cruciale per il cambiamento nel settore pubblico. In questo quadro, il posizionamento della valutazione come punto di passaggio obbligatorio nei processi di public management apre lo spazio per una serie di bisogni conoscitivi. Policy-makers e amministratori locali affrontano il duplice problema di disegnare processi di valutazione efficaci e aderenti ai contesti e di dotarsi di strumenti per valutare gli effetti delle politiche promosse. Professionisti e lavoratori vivono la necessità di confrontarsi con le sfide della valutazione, fare propri logiche e strumenti e interpretare la valutazione come pratica di accountability e riflessività, nonché di essere consapevoli dei rischi che possono derivare da un suo uso improprio e strumentale. Lo stesso utilizzo della valutazione e dei suoi risultati in chiave di accountability pubblica virtuosa, del resto, avviene attraverso un’opera di mediazione da parte di saperi esperti rispetto alla configurazione dei flussi informativi, alle loro modalità d’uso e all’interpretazione delle informazioni valutative.

Sociologia Italiana – AIS Journal of Sociology ha, fin dai primi numeri, dedicato le proprie sezioni focus allo sviluppo di un dibattito che ha visto, tra gli altri, l’intrecciarsi ricorsivo di tre temi: il rapporto tra sociologia e professionalizzazione, la qualità del sapere sociologico e la valutazione. I primi due temi sono stati affrontati con una pluralità di prospettive e sensibilità, in risposta a quella che viene oggi percepita nel panorama nazionale come crisi della disciplina. Ci si è interrogati da angolature diverse sulla pluralità dei pubblici della sociologia, sulla capacità della disciplina di esprimere conoscenza affidabile, sulla qualità del sapere sociologico inteso come strumento in grado di rendere manifesta la propria capacità operativa in relazione ad una pluralità di pubblici ed interessi. Recentemente, in questa ottica, uno dei focus è stato dedicato ad evidenziare il contributo riflessivo e operativo che la disciplina può dare al dibattito scientifico e pubblico sulla valutazione della qualità della ricerca e dell’università.

Collocandosi in questa scia, il presente focus intende discutere e offrire esemplificazioni circa la capacità che la sociologia ha di agire come uno dei saperi esperti a sostegno dei processi di valutazione, sviluppando uno sguardo sulle politiche, gli strumenti e i processi di valutazione della scuola e dei sistemi educativi che sia distintivo e complementare rispetto a quelli proposti da altre discipline. Il focus ospita articoli che sviluppano alcune delle relazioni presentate nel corso della sessione «Valutazione e Scuola» del convegno delle Sezioni AIS Metodologia e Sociologia dell’educazione «Valutare per decidere. Le politiche di istruzione nei contesti locali», tenutosi presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Napoli Federico II il 25 e 26 ottobre 2017, e organizzato in collaborazione con l’Assessorato all’Istruzione e le Politiche Sociali della Regione Campania. La sessione ha visto la partecipazione, come relatori, di Gianluca Argentin, Orazio Giancola, Emiliano Grimaldi, Mauro Palumbo e Valeria Pandolfini ed è stata arricchita dagli autorevoli contributi offerti alla discussione da Enrica Amaturo, Davide Borrelli, Renato Grimaldi, Paolo Landri, Marco Pitzalis e Roberto Serpieri, per citare solo alcuni fra gli intervenuti. In quella sede, riprendendo idealmente alcune fila di una riflessione collettiva iniziata da tempo nelle due sezioni AIS[1], ci si è interrogati sul contributo che il sapere sociologico può offrire al dibattito pubblico, politico e professionale sulla valutazione in ambito educativo e sulle possibilità che esso ha di fornire risposte ai bisogni conoscitivi di policy-makers, amministratori locali, professionisti dell’educazione (per limitarsi ad alcuni dei suoi interlocutori privilegiati) e svolgere un ruolo di sapere di connessione e mediazione tra gli spazi che tali attori abitano.

Il focus è costituito da tre saggi che affrontano tale tema da angolature differenti. Mauro Palumbo e Valeria Pandolfini in «Scuola e disuguaglianze: apprendere dalla valutazione?» si interrogano su quale contributo possa fornire il sapere sociologico alla scuola per metterla in grado di affrontare con maggiore decisione e consapevolezza la questione delle disuguaglianze sociali. Nel saggio, il tema della valutazione è inquadrato nel più ampio dibattito scientifico e pubblico sulle disuguaglianze educative, proponendo al lettore un’accurata riflessione sulle potenzialità offerte dall’approccio delle capabilities proposto da Amartya Sen e Martha Nussbaum per concettualizzare, valutare e contrastare le cause delle disuguaglianze educative. Evidenziando la facile tentazione per la sociologia di rifugiarsi in un’algida concezione di ingegneria sociale per difendere il proprio specifico professionale, gli autori individuano il tratto distintivo del sapere sociologico nella sua capacità di favorire in chiave partecipativa e inclusiva la promozione di processi di capacitazione degli individui (studenti e professionisti dell’educazione), coniugando i percorsi educativi che si generano dentro e fuori la scuola. Per Palumbo e Pandolfini, il contributo che il sapere sociologico può offrire in relazione alla valutazione della scuola si connette al sapiente uso della riconduzione dei fenomeni a livello macro nel livello meso (organizzazione della scuola) per incidere su quello micro (didattica, relazione docenti studenti, contesti formali, non formali e informali). In questo quadro, l’articolo individua alcune funzioni che la sociologia, in un’ottica di pluralismo metodologico, può svolgere a supporto delle scuole e dei professionisti dell’educazione nei processi di valutazione, finalizzati al contrasto delle diseguaglianze sociali: a) sostenere le scuole nella lettura autonoma dei «dati» e nella fase «diagnostica»; b) supportare le scuole nella comprensione dei meccanismi (in senso sociologico) messi in atto nella scuola e nella classe che influenzano apprendimenti e processi di socializzazione dei giovani; c) aiutare insegnanti e operatori della scuola nell’analisi delle risorse possedute dai propri alunni e, sulla base di ciò, nell’identificazione delle modalità con cui la scuola possa agire come attivatrice di tali risorse; d) agire come sapere esperto nelle tecniche partecipative, promuovendo forme riflessive, dialogiche e propositive di valutazione.

Il secondo saggio è di Orazio Giancola e si intitola «Che voto mi dai? Le dinamiche che costruiscono i risultati scolastici». Nel suo contributo, Giancola propone un’esemplificazione dei tratti distintivi del contributo conoscitivo che la sociologia può offrire all’analisi dei processi di valutazione nella scuola, problematizzando i processi e le dinamiche che sono alla base dell’attribuzione dei voti scolastici. Tenendo in considerazione gli effetti connessi alla contestualità e la «non neutralità» delle pratiche della valutazione dello studente e dell’attribuzione dei voti scolastici e guardando a tali pratiche situate come la materializzazione codificata di un risultato in relazione a una certa performance, l’autore analizza il voto come oggetto «sociomateriale». In quanto tale, nota Giancola, il voto incorpora esperienze, relazioni, aspettative reciproche, potenziando feedback positivi o negativi rispetto all’impegno scolastico, alle scelte future e, facendo ciò, contribuisce all’oggettivazione degli alunni. Alla luce di questa problematizzazione, il saggio presenta i risultati di un lavoro di ricerca-azione prossimale, costruita nel corso di un intero anno scolastico in cinque scuole del territorio romano attraverso la realizzazione di interviste, osservazioni e focus group. L’autore mostra come i risultati di ricerca abbiano consentito di tipologizzare i criteri di attribuzione del voto emersi dal campo e il corto-circuito innescato dalla restituzione dei risultati abbia fatto emergere quanto la complessa operazione del dare e ricevere giudizi si riveli un processo fortemente routinizzato e negoziale, che vede l’attivazione di differenti «stili metrici», parametri e modalità di confronto. Il saggio si conclude con una riflessione sulle implicazioni della coesistenza forzata tra small e big data dell’educazione nelle pratiche di valutazione e sugli effetti di retro-azione che tale coesistenza produce, in riferimento al «potere che i dati esercitano nel fabbricare realtà».

Infine, in «La valutazione della scuola in Italia. Un esercizio di riflessività epistemica», chi scrive inquadra il contributo distintivo che lo sguardo sociologico può dare al dibattito sulle politiche e i processi di valutazione nella scuola in seno ad una più ampia riflessione sugli spazi dialogici che la sociologia può abitare e mettere in comunicazione: quello professionale, di policy, della critica e pubblico, riconducendo la capacità che la sociologia ha di produrre sapere che risponda ai bisogni conoscitivi di questa pluralità di pubblici e sia trasversale a tali spazi alla sua tensione verso l’analisi dei processi di oggettivazione e la vigilanza epistemica. A titolo di esemplificazione, Grimaldi proietta questa peculiare modalità di interrogazione sul Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) e, in particolare, su uno dei suoi strumenti cardine, il Rapporto di Autovalutazione (RAV), interrogandosi su quale oggettivazione del processo educativo esso produca, quale modello di innovazione presupponga e, alla luce di ciò, in che cosa si traducano la pratica dell’auto-valutazione e la riflessività professionale condotta attraverso tale strumento. L’analisi evidenzia come il RAV oggettivi il processo educativo come processo di produzione lineare e come tale oggettivazione sia collegata a un modello di innovazione che individua nell’intervento evidence-based sulle modalità di funzionamento dell’organizzazione produttiva la via maestra per perseguire il miglioramento. Nel saggio si sostiene che la riflessività generata attraverso tale strumento è fortemente standardizzata e prevalentemente orientata a finalità di rendicontazione esterna, funzionale quindi più ad un bisogno di controllo centralizzato che all’obiettivo di generare un ritorno riflessivo del professionista sulle proprie pratiche a fini migliorativi. A partire da questa considerazione critica, nella seconda sezione, l’articolo si interroga in chiave costruttiva sulla possibilità di utilizzare gli strumenti concettuali propri della sociologia sul carattere situato dell’agire sociale per progettare strumenti e processi di valutazione che non operino conflazioni tra istanze di accountability confliggenti e che valorizzino opportunamente, nel caso dell’autovalutazione, la phronesis dei professionisti dell’educazione e la dimensione etica della loro pratica.

Riferimenti bibliografici

Barone, C. e Serpieri, R. (a cura di) (2016), «Valutazione e miglioramento nei processi educativi», Scuola democratica, Special issue 2.

Landri, P. e Maccarini, A. (a cura di) (2016), Uno specchio per la valutazione della scuola. Paradossi, controversie, vie d’uscita, Milano, FrancoAngeli.


1

Per una panoramica del dibattito, si vedano: Landri e Maccarini (2016), Barone e Serpieri (2016).

  • Articolo
  • pp:107-111
  • DOI: 10.1485/AIS_2019/13_3439252
Indice

Archivio della rivista